Archive for Alluvione di cemento

Sabato 28 gennaio presidio a Molassana!

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Comunicato stampa: ancora una volta diciamo NO alla mancanza di partecipazione nei processi decisionali!

Insieme alla Rete Genovese dei comitati abbiamo sottoscritto questo comunicato per ribadire che le scelte della politica devono essere sottoposte a processi partecipativi che coinvolgano la cittadinanza.

In un periodo storico di crisi della rappresentanza, escludere degli attori dal processo democratico, significa scegliere di delegare le decisioni a un manipolo di soggetti, pubblici e privati, che rappresentano spesso interessi particolari o di settore.

Qui il documento della Filt CGIL oggetto del comunicato della Rete (capitolo sul Trasporto pubblico locale):

https://www.liguria.cgil.it/genova/filt-genova/notizie-filt-genova/documento-politico-conclusivo-del-xii-congresso-provinciale-della-filt-cgil-di-genova/

Qui il testo del comunicato alla Filt CGIL sottoscritta dai membri della Rete:

comunicato filt

Qui l’articolo comparso sul giornale online:

Genova24

Il progetto di rifacimento di Piazza Adriatico verso l’approvazione in Giunta

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Martedì 20 settembre la Associazione Amici di Ponte Carrega e il Comitato cittadini di Piazza Adriatico hanno partecipato a una riunione in Municipio per il progetto di rifacimento di Piazza Adriatico.

Erano presenti l’ass. Apicella e l’arch. Caria dell’area tecnica del Municipio IV e i progettisti del Comune che già dal 2020 ne stanno seguendo la progettazione, gli arch. Bertolini, Barisione e Massardo.

L’occasione è stata molto importante e molto apprezzata per poter osservare i progressi nella progettazione e conoscere le nuove tempistiche per la sua realizzazione.

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un particolare dell’area giochi con il campetto sullo sfondo

 

Entro la fine di ottobre 2022 iil progetto deve passare in Giunta comunale per l’approvazione del definitivo, dopodiché, entro la fine del 2022 dovrebbe andare a gara.

Prima dell’incontro di martedì scorso sapevamo che mancano all’appello ancora una parte di fondi necessari per la realizzazione della rete bianca nell’area di intervento: questi fondi sono ora disponibili attraverso il PNRR.

proprio per via del finanziamento integrativo del PNNR le tempistiche di svolgimento dovranno essere più veloci per concludersi entro il 2025.

Per questo motivo non si attenderà la fine del cantiere del Rio Torre (a proposito, il cantiere come tutti avrete visto va al rilento e pertanto è stato richiesto all’assessore di aggiornarci sul cronoprogramma) ma il cantiere potrebbe già essere aperto nel corso del 2023 concentrandosi sulla parte centrale della Piazza (quella in foto all’interno dell’area tratteggiata in rosso – Lotto 1).

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Il rendering aggiornato al 20/09/2022

Dall’incontro con i progettisti è emersa la conferma di quanto già vi avevamo comunicato nelle puntate precedenti: le tavole che pubblichiamo confermano il buon lavoro di concertazione fatto negli ultimi anni da tutti i soggetti interessati per arrivare a un progetto condiviso con la popolazione.

Si avvia pertanto verso la conclusione un iter lunghissimo, iniziato nel 2013 poco dopo l’alluvione, e poi proseguito nel 2015 con le riunioni pubbliche in piazza e la successiva presentazione delle linee guide che si sono poi tradotte nel progetto che oggi vediamo, fortemente sostenuto sia dall’Ass. Piciocchi sia dal Presidente D’Avolio nello scorso ciclo amministrativo.

A questo punto, contiamo che il progetto possa essere presentato pubblicamente nei prossimi mesi, e soprattutto che possa essere realizzato nel tempo più breve possibile!

Viva la Piazza Viva!

Skymetro, la metrò opportunista

Bisagno Feritore

Lo skymetro, il prolungamento della metropolitana in sopraelevazione è un progetto opportunista.

La proposta non è affatto una soluzione economia, ne razionale e nel suo genere è una soluzione senza precedenti al mondo!. Si tratta di una metropolitana sopraelevata a binario unico per i due sensi di marcia per intenderci come il trenino di casella dove i binari si raddoppiano solo in corrispondenza delle stazioni.

Riteniamo questa soluzione progettuale come “il progetto opportunista” perché la sua realizzazione è la più comoda possibile, anche se palesemente irrazionale, sia per i costi altissimi di realizzazione, sia per i costi di manutenzione, se rapportati al tipo di utenza che andrà ad intercettare.
Il progetto risponde bene ai luoghi comuni: Genova non ha gli spazi per il tram, Il tram è pericoloso per i motociclisti, Il tram sottrae spazio ai parcheggi e incide negativamente sulla viabilità privata, Il tram implica interminabili lavori per sistemare i sottoservizi. Tutti luoghi comuni che in parte trovano qualche riscontro oggettivo nella particolare morfologia genovese, ma non basterebbero per liquidare la soluzione tram se ci fosse una reale volontà politica di rivoluzione il trasporto pubblico secondo le migliori pratiche adottate in Europa con la reintroduzione del tram.
La soluzione opportunista adottata dalla amministrazione Bucci si evidenzia nel suo divenire: Le scelte del sindaco decisionista cambiano per ben sette volte: Tram, Ligh Tram, Filobus 18m, Autobus a batteria, Monorotaia, Skytram, Skymetro.
Dal divenire delle diverse tipologie di vettore si riconosce l’intenzione di evadere i problemi dovuti alla gestione del consenso che richiederebbe la soluzione tram, sotto questo profilo sicuramente la soluzione più critica perché è difficile mediare la diversa gestione degli spazi pubblici a favore del TPL: negozianti scontenti delle nuove aree pedonali, posti auto spostati o ridotti, corsie protette, zone 30. Soluzioni che oggettivamente è difficile gestire da un amministrazione populista che ha facilitato l’accesso alle auto nel centro storico e che non è riuscita in cinque anni nemmeno a pedonalizzare piazza Colombo in occasione restyling del mercato orientale.
Lo skymetro mette d’accordo tutti, ha una narrazione forte, quasi mitologica: raggiungere Molassana e poi in un futuro anche Prato in 10 minuti, letteralmente volando su impalcati e piloni fuori da caotico circuito stradale sottostante. A questa narrazione si aggiunge ovviamente un forte consenso dei costruttori che vedono nella soluzione più costosa la migliore opportunità di profitto. Anche AMT applaude a questa soluzione perché non dovrà fare alcun bando di assegnazione per ottenere la gestione del prolungamento della metro. L’assegnazione della gestione della tratta tramviaria invece, come è avvenuto a Firenze, dovrebbe passare attraverso un bando pubblico europeo di cui l’esito non sarebbe così scontato a favore dell’azienda di trasporti locale.
Applaudono i centauri che hanno così tanta paura di inciampare sui binari del tram, applaudono gli automobilisti che con questa soluzione non vedono penalizzata la loro scelta di continuare a utilizzare il mezzo privato, tra l’altro in centro si continuano a realizzare nuovi posti auto come nella pratica degli anni sessanta.
La scelta opportunista non guarda gli esempi virtuosi delle esperienze europee, ma afferma che ci saranno pannelli fotovoltaici a far marciare i treni, ma in questi termini non si prende in considerazione l’impronta ecologica dell’opera per essere realizzata, sospesa tra piloni e impalcati di cemento e ferro.
La scelta opportunista non guarda al bene delle generazioni future che dovranno subire gli alti costi di gestione e manutenzione. La scelta opportunista guarda ai bisogni della pancia, bisogni immediati che la soluzione campata per aria soddisfa e sazia pienamente. Nessuno può resistere alla narrazione forte dello skymetro e ai suoi 10 minuti per raggiungere Molassana. L’altra narrazione, quella del tram, è debole e fragile, si infrange nel dissenso di chi non vuole cambiare paradigma, si infrange nelle argomentazioni deboli come la conservazione del paesaggio e il rispetto del fiume che non deve essere ulteriormente cementificato. Si infrange nella difficile argomentazione di quanto o meno impatterà una nuova sopraelevata in vallata, quanto saranno estese le ombre e quanto saranno sgradevoli gli odori, i rumori sotto gli impalcati, che per il momento nessuno sembra voler intendere o immaginare.

Chi pagherà il prezzo della soluzione opportunista? Sarà come al solito l’alveo del Bisagno. È sempre stato così, a piccoli passi, stringi oggi e stringi domani, siamo arrivati a dover porci rimedio con lo scolmatore.

In questo procedere le cattive pratiche di porre altri piloni sull’alveo del Bisagno, i vizi sulla gestione dell’alveo, non si fermeranno di fronte alle nuove esigenze “populiste” del grande treno sopraelevato che tanto affascina per la sua corsa sopra al torrente addomesticato.

Qui potete scaricare il progetto preliminare depositato in comune dello skytram: clicca qui

Allegoria Del Bisagno – di Domenico Parodi – Affresco Palazzo dei Rolli Via del Campo 12 – Il Bisagno come un gigante che rilascia la sua “Meteora” d’acqua, con la sua spada ferisce e travolge tutto.

Comunicato stampa

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30 e 31 maggio: assemblee pubbliche sul progetto Skymetro in Val Bisagno

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Comunicato stampa sul progetto SkyTram in Val Bisagno

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Partecipa al sondaggio sulla percezione del rischio alluvionale a Genova

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Vi invitiamo a partecipare a questo sondaggio online sulla percezione del rischio alluvionale a Genova.
Il sondaggio è stato preparato da Martina Verner , studentessa di Antropologia all’università di Torino, che sta preparando un articolo proprio su su questa tematica e con la quale abbiamo collaborato nelle scorse settimane.
Vi ringraziamo per la vostra risposta e per il tempo che impiegherete per partecipare al sondaggio:

Clicca qui per partecipare al sondaggio sul rischio alluvionale a Genova

“Val Bisagno sicura”: il video del convegno del 10/12/2021

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Un incontro pubblico sulla sicurezza idrogeologica della Val Bisagno

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Venerdì 10 dicembre alle ore 17:30 l’Associazione Amici di Ponte Carrega interverrà con Fabrizio Spiniello al convegno promosso dal Municipio 4 Media Val Bisagno sulla sicurezza idrogeologica della Val Bisagno.

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4 novembre 2011: non possiamo dimenticare.

La locandina del convegno del 6/11/2021

La Associazione Amici di Ponte Carrega, nata proprio a seguito di quell’evento drammatico per la nostra città, promuove un momento di riflessione a dieci anni di distanza dall’alluvione del 4 novembre 2011.

L’appuntamento è fissato per sabato 6 novembre 2021 a partire dalle ore 09:00 nella sala Consiliare del Municipio Bassa Val Bisagno in piazza Manzoni, 1.

L’obiettivo del convegno è fare il punto sulla nostra vallata a dieci anni di distanza dal 4/11.

Partendo dal racconto di quella drammatica giornata si vuole portare la discussione sul futuro del nostro territorio, tra misure adottate, opere realizzate o disattese, progetti da realizzare.

Nel pomeriggio ci sarà un ulteriore momento di approfondimento grazie al progetto “Corpi idrici” e al laboratorio estetico politico di cittadinanza attiva che si svilupperà a partire dai temi emersi in mattinata. Il laboratorio prepara la partecipazione di cittadine/i allo spettacolo Corpi idrici al Teatro Ivo Chiesa -Teatro Nazionale il 13 novembre alle 21 (biglietto speciale: 1 euro), prodotto da Forevergreen.fm e Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano.

L’incontro del pomeriggio si terrà presso la sala consiliare del municipio Media Val Bisagno in piazza dell’Olmo, 3 a Molassana, dalle ore 15 alle 18.

Il convegno ha ricevuto il patrocinio del comune di Genova – Municipi Bassa Val Bisagno e Media Val Bisagno.

La capienza massima della sala consiliare è di 70 persone: l’ingresso sarà fino a esaurimento posti con la possibilità di prenotare il posto via whatsapp al 349 2377545 o via email a info@amicidipontecarrega.it.

Per accedere sarà necessario essere muniti di green pass.

La locandina del convegno del 6/11/2021

La locandina del convegno del 6/11/2021Uno

Sabato 5 giugno torna il Guerrilla gardening nel quartiere!

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Il video della presentazione del libro “Fa un po’ caldo: breve storia del cambiamento climatico”

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Se vi foste persi la presentazione del libro “Fa un po’ caldo – breve  storia del riscaldamento globale” organizzata dall’associazione Amici di Ponte Carrega in occasione dell’Earth Day 2021 o voleste rivederla, vi proponiamo il link della registrazione sul nostro canale YouTube:

Buona visione!

Presentazione del libro Fa un po’ caldo – breve storia del riscaldamento globale e dei suoi protagonisti

Il riscaldamento globale influisce sulla vita quotidiana delle singole persone. Anche sulla tua.
Scopriamo insieme come evitare che a Milano faccia caldo come a Casablanca, che la città di Jakarta sprofondi sott’acqua e che gli alligatori tornino a colonizzare il circolo polare artico (spoiler: è già successo!)
Ne parleremo giovedì 22 aprile dalle ore 18:00 sulla piattaforma Google Meet al seguente link: https://meet.google.com/pmk-gpib-qer insieme agli autori del libro “Fa un po’ caldo, breve storia del riscaldamento globale e dei suoi protagonisti” Federico Grazzini e Sergio Rossi e con Marco Costi e Matteo Dellacasagrande degli Amici di Ponte Carrega.
Il libro è edito da Fabbri Editori 
fa un po caldo

Passeggiate e ciclabili: Il Bisagno sostenibile in una tesi di laurea e su La Repubblica

Ieri, 19 aprile 2021, l’Associazione Amici di Ponte Carrega è comparsa  insieme all’amica Francesca Viani su La Repubblica in un articolo a firma di Rosangela Urso.

Riportiamo qui sotto il testo dell’articolo, buona lettura!

 

PasseggiateBisagno

A sostegno del dott. Bogetti

Boghetti

Pubblichiamo qui di seguito la lettera inviata all’arcivescovo di Genova, Mons. Tasca a sostegno del dott. Bogetti, ex procuratore della Corte dei Conti e già presidente di Italia Nostra Genova querelato dal CDA dell’ospedale Galliera a causa delle sue dichiarazioni in merito al progetto del nuovo ospedale.

La associazione Amici di Ponte Carrega, insieme ad altre realtà genovesi, ha aderito a questo appello verso il nuovo arcivescovo metropolitano.

Qui di seguito trovate il testo della lettera e l’articolo di Repubblica con i dettagli della storia:

 

COMUNICATO JPG

 

Comunicato stampa in sostegno del dott. Bogetti

L’articolo de La Repubblica in seguito alla pubblicazione del comunicato stampa

 

Next generation?

Sumson
Il progetto dello skytram della Val Bisagno sarebbe, nei sogni dell’amministrazione comunale, finanziabile con i fondi del Recovery Fund, il Piano Next Generation EU, una valanga di soldi pubblici che l’Europa si appresta a erogare ai paesi membri come contributo per la “transizione ecologica“.
E’ straordinario come questo piano sia in così netta contraddizione con un progetto come quello dello skytram che di “futuribile” e di sostenibile ha assai poco.
E’ vero, però, che questo progetto ha messo a nudo uno scontro generazionale nella visione della nostra città. Da una parte un’idea antiquata di città in cui ha la priorità il trasporto privato e il singolo individuo, che si contrappone ad una una visione di città di più ampio respiro in cui il mezzo di trasporto pubblico non è solo un mezzo di trasporto ma un vero e e proprio veicolo di trasformazione e di miglioramento del territorio.
Nella prima concezione, si punta su un’opera dai costi sproporzionati che rimarrà a carico delle generazioni future (alla faccia della Next Generation) e che intende cambiare tutto per non cambiare niente: il traffico rimarrà uguale ma il paesaggio della Val Bisagno ne uscirà deturpato. La nostra visione invece mira alla realizzazione di una tranvia, un’opera che tenta di migliorare la vivibilità dei nostri quartieri e che limitando il traffico privato, lo disciplinerebbe e di conseguenza contribuirebbe a diminuirlo. Nei contesti urbani in cui è stato reinserito, il tram è stato uno straordinario volano di riqualificazione e di rivalutazione del trasporto pubblico. In merito vi è una larga letteratura di respiro europeo e tutti sono concordi nel valutare positivamente gli effetti di reintroduzione del tram. Non vi è altrettanta letteratura in merito ad una proposta di Skytram perché non vi sono molti esempi di questo mezzo di trasporto in Europa e nel mondo. Sappiamo solo che al di là delle facili considerazioni riguardo all’impatto paesaggistico e di impatto sul torrente Bisagno, il costo di quest’opera si aggira intorno agli 80 – 89 milioni di euro al chilometro. Il Ministero dei Trasporti ha da sempre bocciato il progetto del tram poiché ritenuto antieconomico per i volumi di utenza rappresentati dalla valle. Il tram ha un costo al chilometro che varia dai 20 ai 26 milioni di euro. Basterebbe questo per sostenere le cause di un’opposizione ad un’opera spropositata per il nostro territorio, ma possiamo anche stare al gioco ed elencare altre cause di perplessità: il governo ha appena approvato il finanziamento del filobus per un totale di quasi 500 milioni di euro per tutta la città di Genova e per una linea in Val Bisagno. Davvero il governo aggiungerà altri 800 milioni ai 500 già dati per la città di Genova solo per la Val Bisagno? Altro punto critico: la distanza tra le varie stazioni. I progettisti dello Skytram prevedono di percorrere la Val Bisagno da Molassana (è impensabile un prolungamento verso Prato per gli stessi motivi di cui sopra: alto costo e poca domanda di utenza) a Brignole in 14 minuti. Per fare ciò è necessario ridurre il numero di fermate che sarebbero distanziate di circa 800 metri/1 chilometro l’una dall’altra. Quale sarà quindi l’effettivo tempo di percorrenza fino a Brignole contando gli spostamenti a piedi o con altro mezzo di trasporto o con altro mezzo pubblico? Oltretutto si consideri che la maggior parte del tracciato sarà sulla sponda sinistra del Bisagno e quindi lontano dalle abitazioni. Terzo punto critico: il finanziamento dell’opera. Se è vero che il Comune ha chiesto un finanziamento di 500 milioni per un’opera che ne costa almeno 800 e se è vero, come sembra, che i restanti costi saranno coperti da una joint venture di aziende private, come potrà il privato rientrare di questo investimento con 30 anni di affidamento del servizio in un territorio che perde continuamente utenza e abitanti? Quale dovrà essere il costo dei biglietti per poter assicurare la sostenibilità di quest’opera agli investitori? 
A sostegno di questa tesi che prende in considerazione gli alti costi e la difficile manutenzione, riportiamo il  caso della monorotaia di Sydney: Lo skytram viene demolito solo dopo 30 anni di esercizio.

In definitiva rileviamo diverse contraddizioni che ci sembra troppe persone non abbiano intenzione di approfondire abbagliate da promesse di progresso e che hanno invece a che vedere più con la sfera della propaganda politica.  In questo senso, è molto più facile sostenere un’opera che pur costando 3, 4 volte di più non intralcia la mobilità privata  abbassando il rischio di “costi” elettorali – piuttosto che sostenere un progetto riqualificante da un punto di vista ambientale, trasportistico, urbanistico e perfino più sostenibile economicamente se messo in comparazione con lo Skytram.

La politica urbanistica di questa città continua a colpi di variante

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Ieri è andata in scena l’ennesima puntata di questa soap opera che, con la complicità di giunte sia di destra che di sinistra, dura ormai da troppi anni: Esselunga sbarca a San Benigno

 

Puntualmente, i piani urbanistici vengono derogati e stravolti ogni qualvolta si presentino operatori privati della grande distribuzione. Disturba che al benessere dei cittadini sia costantemente anteposto il profitto dei privati e degli oneri di urbanizzazione che garantiscono incassi alle casse comunali in perenne stato di carenza.

 

 

L’interesse pubblico ѐ sempre accantonato: non esiste una politica urbanistica di ampio respiro che consideri il momento critico di questa città che continua a perdere abitanti. Pianificare la ripresa per il prossimo decennio sarebbe l’unico modo per tentare di evitare che i giovani se ne vadano e per tentare di attrarre forze lavoro e professionisti qualificati che qui potrebbero costruirsi un futuro.

29 settembre 2007 – Come risultano vuote e sterili le parole del Senatore Architetto Renzo Piano e l’allora Sindaco Marta Vincenzi “..sia chiaro che non si tratta di demolire per ricostruire, si tratta di demolire per dare aria..

Purtroppo alle parole non seguirono i fatti; al 2021 non è cambiato nulla; non si è fatto altro che apportare varianti dove il costruito aumenta a favore delle grandi catene di vendita a spese del territorio e delle prossime generazioni.

Cambiano i colori ma i risultati restano invariati. Queste sono le parole dell’architetto Simonetta Cenci, assessore all’urbanistica della Giunta Marco Bucci all’edizione 2018 della #GenovaSmartWeek. “Genova Smart intesa come essere flessibili e veloci: tra le nostre migliorie che ci siamo proposti è far sì che le procedure per le imprese possano essere agevolate in tutte le procedure, sia urbanistiche che commerciali.” – e oggi si procede in tal senso a cambiare il PUC per Esselunga con una procedura d’urgenza.

Questa politica ѐ ovvia quanto shoccante: attraverso nuove colate di cemento, si aumentano i profitti dei privati e delle grandi catene a discapito della cittadinanza.

Davvero Genova ha bisogno dell’ennesimo centro commerciale? Possiamo discutere quanto volete sull’opportunità di questa ennesima operazione: la nostra posizione si sposa con quella di quanti affermano che l’impoverimento del tessuto commerciale di prossimità sia un danno di enorme portata per i nostri quartieri.

Oltre a quanto detto sopra non abbiamo ancora citato il vero grande nemico del commercio locale, anche della grande distribuzione: l’e-commerce, cresciuto del 40% sotto l’emergenza Covid19 e che rappresenta un processo inevitabile che avrà un ulteriore ruolo nella trasformazione urbanistica delle città con la diffusione di grandi centri logistici e di magazzini.

Ma qui vogliamo invece raccontare della continuità tra l’attuale giunta e le passate per quanto riguarda la modifica dei piani urbanistici a servizio della GDO: era successo anni fa, sotto la giunta Vincenzi, per l’area dell’ex Italcementi e per l’area delle ex officine Guglielmetti; è accaduto ultimamente per le piscine di Nervi, per lo Champagnat e oggi accadrà anche per le aree Biasotti a San Benigno: un proliferare di tutti i tipi di grande distribuzione, di ogni tipo (inutile parlare di colore politico: quando si parla di GDO l’unico colore che conta è quello degli oneri di urbanizzazione che il privato è tenuto a versare per legge nelle casse pubbliche per la realizzazione delle opere) da Levante a Ponente passando per le due vallate, che hanno pagato il prezzo più alto in questo scacchiere per spartirsi la clientela genovese: la Val Polcevera e la Val Bisagno.

Quanto andrà avanti tutto questo?

Non possiamo fare previsioni. La misura sembra a tutti ben colma, da troppo tempo, soprattutto per le piccole e medie imprese del commercio di prossimità, oramai stremate e pronte a una nuova debacle.

Ma la misura sembra anche colma per il tessuto urbanistico di questa città, “riqualificata” a colpi di nuovi insediamenti commerciali, soffocata dal traffico veicolare per permettere il funzionamento di questi centri di grande attrazione e soprattutto sempre più povera, di persone e capitali.

Come ormai tutti saprete, Genova perde abitanti: il saldo tra nuovi nati e morti è negativo da alcuni decenni.

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Per quanto possiamo ancora permetterci una urbanistica d’assalto come quella che ci viene ancora oggi presentata?
Chi pagherà il prezzo di insediamenti sempre più diffusi e sempre meno frequentati?

 

 

 

I nostri commenti sul progetto Skytram della Val Bisagno

viadotto via Canevari

Mercoledi 23 Dicembre si è svolta la conferenza stampa di presentazione del cosiddetto skytram della Val Bisagno. Si tratta, in realtà, di una metropolitana leggera automatica che poggerebbe su di una struttura sopraelevata che verrebbe realizzata con una quota, al di sopra del livello stradale, di 9 m. Al bando hanno partecipato due raggruppamenti di imprese che hanno presentato al Comune due distinti elaborati; il primo costituto dalla Hitachi Rail, ex Ansaldo STS e da Salini Impregilo, il secondo, invece, da parte del raggruppamento di imprese costituito da ITINERA SPA, Alstom ferroviaria, Meridiam Investments.

Si tratta di due progetti che prevedono soluzioni differenti. La proposta progettuale del primo raggruppamento prevedeva, infatti, un binario unico lungo tutta la linea con raddoppi in prossimità delle stazioni mente il progetto che poi è risultato il vincitore prevede il doppio binario lungo tutta la linea, con un terzo binario in prossimità delle stazione di Brignole. Veniamo quindi ad analizzare dal punto di vista tecnico la proposta.

Si tratta di una metropolitana automatica a tutti gli effetti, con porte a banchina, questo significa che ogni stazione è dotata di porte che si aprono nel momento in cui il treno arriva in banchina.

La linea, lunga 6,5 km si sviluppa interamente in viadotto, con quota del piano di rotolamento posto a circa 9 m rispetto al piano stradale, partendo dalla stazione FS di Genova Brignole per poi svilupparsi lungo la sponda destra del Bisagno fino a Marassi e passare, quindi, in sponda sinistra fino a Molassana, ove sarebbe dislocato il capolinea, a nord, e l’officina per le manutenzioni.

Le pile sono previste sempre parallelamente alle due sponde del torrente, eccetto la zona di Marassi ove avviene il cambio di sponda, da quella destra alla sinistra. Sono previste 8 stazioni:

Brignole, Marassi, Parenzo, Staglieno, Adriatico, Piazzale Bligny, San Gottardo, Molassana.

 immagine stazioni skytram

Figura 1 Pianta con le otto stazioni

Le stazioni sono tutte a banchina laterale, tranne il capolinea di Brignole che potrebbe essere a tre banchine, con porte di banchina automatica. Ecco un render della stazione di San Gottardo.

Fotomontaggio skytram Sciorba

Figura 2 Render della stazione di San Gottardo

La linea è prevista a doppio binario per l’intero tracciato, con incroci in prossimità delle stazioni di Brignole e Molassana per permettere l’inversione di marcia dei convogli e in prossimità delle stazioni di Staglieno e San Gottardo per consentire elasticità in caso di guasti o avarie.

Per quanto riguarda l’impalcato, il viadotto viene realizzato interamente in conci di calcestruzzo prefabbricati, assemblati in cantiere per, secondo loro, minimizzare l’impatto della cantierizzazione. I piloni si troverebbero a un passo di 31 m circa, a sezione circolare, con un diametro di 2 m, aventi l‘asse spostato più verso l’argine del fiume. In alcuni tratti singolari l’impalcato poggia su sostegni a telaio, con due pile di minori dimensioni poste ai lati della strada sottostante.

Su Lungo Bisagno Dalmazia, a monte del ponte Feritore, al di sotto quindi dell’impalcato, si prevede poi la realizzazione di una pista ciclopedonale la quale, in corrispondenza delle pile, verrebbe realizzata a sbalzo sull’argine del torrente.

Analizziamo in alcuni punti quello che, dal nostro punto di vista, occorre sottolineare affinché non venga stravolta la vallata dal punto di vista paesaggistico, dell’impatto ambientale, ma anche dal punto di vista dell’utente medio che utilizza i mezzi pubblici.

1)Impatto ambientale devastante sul territorio, con vere e proprie cattedrali nel deserto, opere ciclopiche che dequalificherebbero il tessuto urbanistico, paesaggistico della vallata.

Un esempio è la stazione di Brignole con la realizzazione di una struttura sopraelevata, di fatto un viadotto vero e proprio costituito da due imponenti costruzioni, una l’impalcato che sorregge il mezzo di trasporto e l’altro, in gergo ingegneristico si parla di telaio, con pilastri da entrambi i lati a sorreggere la struttura.

viadotto via Canevari

Figura 3 Viadotto nei presso di Via Canevari

Si elencano alcuni fotomontaggi da noi realizzati per meglio rendere l’idea dell’impatto in altri punti della vallata

Immagine fotomontaggio porcata

Figura 4 Fotomontaggio nei pressi di Ponte Carrega

2)Impatto dei piloni sui marciapiedi e delle relative rampe di salita, discesa, ascensori, scale mobili, ecc..

Immagine ponte Monteverde

Figura 5 Fotomontaggio nei pressi del ponte Monteverde

Immagine Marassi porcata

Figura 6 Fotomontaggio nei pressi dello stadio

3) Tempo per arrivare alle fermate, che non è meno di 7, 8 minuti medi da sponda sinistra a sponda destra e viceversa, con il risultato che il tempo totale, tra salire le scale, gli ascensori, percorrere la banchina, fare il viaggio, scendere, attraversare la strada è pari a 25 minuti complessivi reali tra Molassana e Brignole, paragonabile a quello di una moderna tranvia a raso da Brignole a Molassana in sede protetta per oltre l’85%, 90% con fermate distanziate 300 m circa.

4) Mancanza dei parcheggi di interscambio che dovrebbero essere localizzati lungo il percorso, uno almeno presso Molassana, di difficile realizzazione, visto che si necessiterebbe di ulteriori piastre sul torrente con conseguente cementificazione delle aree a ridosso del Bisagno.

5) Costi spropositati, 580 milioni di euro per 6,5 km, cioè 89 milioni di euro a km, difficilmente sostenibili considerando che vi sarebbe una parallela linea di forza su gomma più capillare, che andrebbe ad intercettare la maggior parte dell’utenza, mentre con una moderna tranvia il costo a km sarebbe intorno ai 25 milioni di euro.

6) Sviluppo del percorso in sponda sinistra mentre l’utenza, da Marassi a Molassana è in sponda destra.

7) Distanza tra le fermate eccessiva, una media di 800 m per fermata,1400 m tra Marassi e Brignole.

8) Abbattimento del valore immobiliare delle case che vi si affacciano.

Proviamo a chiederci chi prenderebbe un mezzo lontano dalle case, difficilmente appetibile, che costringe la gente a lunghi percorsi a piedi e con uno stress motorio, specialmente per la popolazione anziana che costituisce una buona parte della demografia della zona, assolutamente non indifferente. Tutto ciò costituisce un motivo per non utilizzare questo mezzo di trasporto. Chi mai prenderebbe un mezzo del genere in condizioni di tempo perturbato, con vento, pioggia, neve, considerando che la nostra zona è spesso soggetta a questi fenomeni metereologici?

La soluzione, lo diciamo da decenni e oltre, è la realizzazione della tranvia della vallata da Molassana a Brignole, in un secondo tempo a Prato, in sede protetta per oltre l’85%, 90% del percorso, con una completo asservimento semaforico agli incroci. Una volta pronto il canale scolmatore del Bisagno, sarà possibile allargare il tratto compreso tra la località Doria e Staglieno, creando dunque la sede protetta per due corsie tranviarie, con uno spazio a raso occupato inferiore a 10 m. Possiamo vedere in queste tre sezioni come la sede tranviaria si inserirebbe tranquillamente nel tessuto cittadino.

sezione Gavette

Figura 7 Sezione Gavette

sezione cava Gavette

Figura 9 Sezione cava a Gavette

 Sezione Via Struppa Madonnetta con allargamento cava

Figura 8 Sezione Via Struppa, Madonnetta

Il deserto dei Tartari

DesertoDeiTartari

Lancio della «Città in fiore» verde ed ecologica, sarà una città innanzitutto sana, gradevole, il più possibile in armonia con l’ambiente, il territorio e la natura.

Mantenere la città bella e sempre più vivibile deriva non solo dalle regole bensì anche dalla capacità di progettisti e dalle aspirazioni dei cittadini.

Vi sarà una forte azione sulla risoluzione delle problematiche e nel contempo la valorizzazione delle Vallate.

L’enorme potenziale delle Vallate genovesi deve essere valorizzato a partire dal patrimonio paesaggistico, di cultura legata alle tradizioni rurali e architettonica di edifici storici.

Sono le visioni di una città meravigliosa, quelle del Sindaco Marco Bucci, sono parte del suo programma elettorale 2017, affermazioni ancora disponibili sul sito istituzionale del Comune di Genova.

Il deserto dei tartari film 1972: Philippe Noiret nel ruolo del generale.

Sono passati tre anni e mezzo dall’inizio del suo mandato, era il lontano 27 giugno 2017 quando Bucci succedette a Marco Doria.

Un inizio promettente perché il sindaco rappresentava il vento del cambiamento. Una città senza dubbio stanca e in difficoltà per mille ragioni e che non poteva resistere a una narrazione così seducente. Era la seduzione di un genovese venuto da lontano, “l’americano”, il manager dei prodigi con esperienze internazionali che ora si concedeva al servizio della città, nessuno poteva competere con lui, era la persona giusta che avrebbe sollevato le sorti di questa città, con lui Genova sarebbe diventata prima nel mediterraneo come al tempo dei dogi. Una illusione che il sindaco sa vendere bene, arriva a chiedere anche gli arretrati alla Regina d’Inghilterra perché “Sono secoli che non ci pagano l’affitto della bandiera”.

Una città meravigliosa che il 14 agosto 2018 con il crollo del Ponte Morandi si scontra con la realtà di una città che cade letteralmente a pezzi, senza una rete di trasporto pubblica efficiente, il lavoro che manca, la città che si spopola e diventa sempre più vecchia. Per fortuna c’è lui, il commissario straordinario che trasformerà questa tragedia nell’icona del buon fare, oltre alla costruzione del ponte viene messa in scena una colossale passerella con tanto di frecce tricolore, governatori, ministri, archi-star. Non importa quanto costerà, si inaugura un pilone alla volta, a ogni impalcato che viene posato c’è una bandiera, si realizzano conferenze e si convince che un ponte come questo non lo sa fare nessuno, all’inaugurazione splende perfino l’arcobaleno come nelle favole, le favole che si realizzano in diretta tv.

Che sindaco il super sindaco, non abbiamo mai avuto un sindaco come questo, grande sindaco, finalmente la politica del fare, ogni città se lo sogna un sindaco così: sono i commenti più comuni sui social network. Infatti Lui riceve i cittadini a colazione, in un bar, in un semplice bar! Ma a cosa servono gli assessori, le commissioni, i percorsi partecipativi, i consiglieri, i presidenti di municipio, se poi puoi incontrare il tuo amico sindaco al bar? Genova come un buon condominio dove ti metti d’accordo con una semplice stretta di mano e tutto si risolve. Il sindaco ti ascolta e lo fa davanti alle telecamere, come ormai si fa da anni, ma lui sicuramente lo sa fare meglio. E’ il modello Genova, un modello da prendere come esempio per l’Italia e perché no, anche per l’Europa, il modello dei commissari straordinari che operano in deroga a quasi tutto

Genova è una città meravigliosa tanto che al posto dei tram “ci sarà qualcosa di più bello” – dice – “che va su ferro, su acciaio, per aria, questo sarà il destino della Val Bisango, lo chiameranno skytram, una sopraelevata alta dieci metri lungo tutto il fiume fino a Molassana, ma per Prato ci vorrà ancora pazienza. Qualcuno dice che i piloni non saranno nulla di impattante perché si metteranno nei marciapiedi. La Valbisagno come Dubai, Tokyo, perché è difficile trovare esempi nostrani su queste scelte. Molassana come Manhattan e nessuno lo può mette in discussione. A sortire con queste scelte c’è il Prof. Musso, il direttore del centro di Eccellenza sulla Logistica Trasporti e Infrastrutture dell’Università di Genova.

Di fronte a tanta scienza, ai comuni mortali, non resta nemmeno l’opzione del dubbio. Solo qualche “Saggio” si dimette, ma sono casi rari, sicuramente è gente che non ha capito la visione, non è entrato nel sogno, non si è stupito a sufficienza.

Qualcuno chiede dettagli dell’opera, ma è come ricercare il santo Gral, si presenta l’opera con le animazioni, come nei cartoni animati, meglio del video dei Simpson. C’è qualcosa che ci sfugge, ma come sono le stazioni? Ma ci saranno gli ascensori, le scale mobili? Ma questi dettagli nei sogni non ci sono, perché se ci pensi, quando ti svegli ti viene il mal di testa a pensare al costo della manutenzione.

Intanto sotto i piloni di questo ponte qualcosa si muove, non c’è l’umido e l’ombra, ma ci sarà un grande parco, il più grande del ponente e tutti vorranno andare ad abitare al Campasso, anche se il mercato immobiliare ancora non se ne è accorto e segna un -8,3% nelle compravendite, a livello nazionale nessuna città è riuscita a fare meglio.

Genova come Copenagen così dice Forbis, un modello per le città del futuro. Genova scala 26 posizioni in un anno nella qualità della vita, lo dice il Sole 24h.  Questo è in sintesi il sogno che diventa realtà. La capacità di far vedere quello che non c’è ma che ci sarà. In fondo è come la magia del Natale, l’attesa è meglio del regalo, perché quando apri quel pacco ti accorgi di cosa c’è dentro.

Nella Genova che verrà, mentre il sogno si realizza, si sanziona un clochard: 200 euro di multa, lo ha denunciato il San Marcellino, succedeva alle 22.00 del 4 luglio 2019, in piazza Piccapietra, in virtù dell’articolo 28 del comma 1 del regolamento di Polizia Urbana. Evidentemente quel poveraccio non sapeva nulla del nuovo corso, di quella “sharing economy” per la totalità dei suoi cittadini, “un Comune in tasca“, accessibile a tutti i soggetti interessati, perché tutto sarà online fruibile da ogni dispositivo digitale, sarà perfino potenziato il WIFI.

Il deserto dei tartari film 1972 – scena dentro il forte

In questa versione della Genova smart al sapore di gomma, succede anche questo, perché l’ingiustizia sociale non è una bestemmia, è una colpa da sanzionare, una situazione da coprire, da nascondere, perché non ci sia il dubbio: con questa Giunta la nostra città è migliore.

Intanto Via della Maddalena sprofonda nello spaccio, la prostituzione dilaga come e più di prima, lo dicono i suoi abitanti, le associazioni il 17 novembre 2020, protestano davanti al municipio perché “Il degrado non si ferma a colpi di hashtag

Ma in fondo nella Genova al pesto e checiap, dei “percorsi turistici in pillole”, dei “port days, dei Master plan, dei flussi “in and out“, dalla “e-­‐Government, del “low-­‐cost, fly & cruise“, del “Waterfront“, “Blue Print“, “HiTech“, del “Great Campus“, sono passati solo tre anni e mezzo, ma sembrano sei, dodici, non eravamo abituati a tutto questo cambiamento, e come in letteratura nel deserto dei tartari:

Si sente che qualche cosa è cambiato, il sole non sembra più immobile ma si sposta rapidamente, ahimè, non si fa tempo a fissarlo che già precipita verso il confine dell’orizzonte, ci si accorge che le nubi non ristagnano più nei golfi azzurri del cielo ma fuggono accavallandosi l’una sull’altra, tanto è il loro affanno.

 

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