
Sabato 25 febbraio dalle 15 alle 17 in Piazza Adriatico si svolgerà una distribuzione alimentare straordinaria di spesa sospesa.
Per informazioni: 349 2377545
Il proseguimento del progetto della Spesa Sospesa è reso possibile grazie alle varie sinergie messe in campo tra i vari soggetti che compongono la rete e che cercano costantemente di rendere possibile questo progetto nato dal basso.
Oggi vogliamo ringraziare le aziende, gli esercenti e le associazioni che nell’ultimo periodo hanno contribuito con donazioni e pacchi spesa l progetto della Spesa Sospesa in Media Val Bisagno.
un grande ringraziamento va ai volontari di GenovaSolidale, che con costanza raccolgono la spesa sospesa in diversi supermercati della Val Bisagno.
Un altro ringraziamento va ai componenti della Rete Spesa Sospesa Val Bisagno che coinvolgendo le aziende e il Municipio continuano a tenere alta l’attenzione e a sensibilizzare le persone del territorio.
Infine pubblicando proprio la lettera qui di seguito della rete Spesa Sospesa vogliamo ringraziare tutti i soggetti che hanno dato un contributo concreto a favore della nostra associazione per la realizzazione dei pacchi alimentari di questo ultimo periodo:
– Allegra Bottega di Via San Felice;
– Bottega Solidale di Via Galata e del Porto Antico;
– Circolo Arci 7 Novembre;
– alcuni donatori che vogliono rimanere anonimi e che continuano a sostenere l’acquisto di generi alimentari;
– Claudia Benassi, Rosi Ferro e la Sporta Aperta per il loro impegno e la costante ricerca di aziende sponsor per l’acquisto di generi alimentari.
Il nostro grande ringraziamento va all’Arci 7 novembre della Ligorna che come lo scorso anno ha deciso, con tutti i soci, di raccogliere generi alimentari per le famiglie della spesa sospesa seguite dalla nostra associazione!
Vi invitiamo a partecipare agli eventi dell’11 e del 17 dicembre in viale dei Cipressi 2 (Ligorna)!
Torna anche quest’anno l’iniziativa GIOCATTOLI SENZA FRONTIERE, la raccolta di libri e giocattoli per bambini organizzata per il Natale 2022 insieme a Genova Solidale e a alla SOMS MONTESIGNANO di Via Terpi.
SABATO 10 DICEMBRE dalle ore 10 alle ore 12 raccoglieremo libri e giocattoli per bambini, integri e in buono stato.
DOMENICA 18 DICEMBRE sempre dalla ore 10 alle ore 12 i libri e i giocattoli saranno distribuiti alle famiglie.
Entrambi gli appuntamenti avranno luogo in VIA TERPI 109 presso i locali della SOCIETA’ DI MUTUO SOCCORSO.
Contemporaneamente saranno distribuiti anche i pacchi alimentari per le famiglie dei quartieri di Montesignano, Sant’Eusebio, Staglieno e San Gottardo.
Come sempre, insieme, contro l’individualismo,
Associazione Amici di Ponte Carrega, Genova Solidale, SOMS Montesignano.
Ci avviamo piano piano al secondo anno di spesa sospesa: la rete spesa sospesa val Bisagno prosegue con le sue iniziative che in vista del Natale si sono moltiplicate: sono state davvero tante le energie messe in campo in questo periodo. Non è possibile non ringraziare chi fa parte di questa rete e chi si adopera per farla funzionare. Un grande grazie alla Gau, al gruppo scout Genova XX di Molassana, agli Iron Workers di Sant’Eusebio e alla Sporta aperta di Ponte Carrega.
La collaborazione con GenovaSolidale e i circoli operai ha invece compiuto un anno, così come la collaborazione con la cooperativa Co.ser.co: la nostra collaborazione era nata in occasione della raccolta del giocattolo sospeso ed è proseguita durante tutto il 2021 con la raccolta e la distribuzione alimentare della spesa sospesa.
Abbiamo pensato di fare questo post di ringraziamento condividendo con voi alcuni dati della spesa sospesa per la zona di San Gottardo, Staglieno, Ponte Carrega e Sant’Eusebio attraverso la pubblicazione del volantino che è stato (o che verrà a breve) distribuito agli esercenti e ai supermercati che ci consentono di fare continuamente la raccolta alimentare.
Allo stesso tempo vogliamo ringraziare tutti quegli enti, aziende e esercenti che hanno dato il loro importante contributo per rendere il pacco alimentare di dicembre un po’ più ricco del solito con la donazione di alimenti e dei panettoni natalizi.
In particolare vogliamo ringraziare la Allegra Bottega di via San Felice, le Botteghe solidali di via Galata e del porto antico, la Milfa, la Sogegross, la Pasticceria Guano di Torriglia che hanno donato i panettoni e i pandori da mettere nei pacchi alimentari di Natale.
Vogliamo ringraziare il Rotary Club Golfo di Genova per aver donato tanti kg di riso da poter inserire nei pacchi alimentari.
Vogliamo ringraziare la ditta Ferutec di via Geirato che tramite il Municipio 4 ci ha fatto pervenire dei buoni spesa da poter utilizzare per i pacchi alimentari.
Ringraziamo il circolo Arci 7 novembre della Ligorna a Struppa per aver raccolto generi alimentari durante tutto il periodo natalizio nelle sue iniziative sociali.
Vogliamo ringraziare di cuore le persone dei laboratori della Gau, del Leccio di Sant’Eusebio, delle Vespertine di via Terpi che hanno confezionato i regali da inserire nei pacchi alimentari e i bambini e le insegnanti delle scuole primarie di Struppa, Montesignano e Sant’Eusebio che hanno realizzato i biglietti di auguri.
Infine, un grande grazie di cuore a tutte le persone che hanno donato e che hanno dimostrato un grande senso di solidarietà verso quelle persone che stanno vivendo un momento di difficoltà.
Grazie di cuore dagli Amici di Ponte Carrega
L’associazione Amici di Ponte Carrega, insieme al servizio civile della cooperativa La Comunità, sostiene l’AIL, Associazione italiana contro le leucemie, linfomi e mieloma.
Nella giornata di sabato 4 dicembre 2021 a partire dalle ore 09:30 e fino alle 17:30 saremo all’interno del Centro commerciale Bisagno di Piazzale Bligny per la campagna “Stelle di Natale 2021″.
I nostri volontari affiancheranno quelli dell’AIL nella distribuzione delle stelle di Natale, alla quale sarà affiancata anche la “Stella di Natale di Cioccolato”.
L’AIL da 50 anni sostiene la ricerca scientifica per la cura delle malattie del sangue, si prende cura dei pazienti e delle loro famiglie accompagnandoli in tutte le fasi del lungo e, spesso difficile, percorso della malattia, sensibilizza l’opinione pubblica sulla lotta contro i tumori del sangue.
La campagna “Stelle di Natale 2021” è una delle principali iniziative di sensibilizzazione e raccolta fondi organizzata da AIL: dal 1989, le Stelle di Natale sono il simbolo della solidarietà dell’Associazione nelle principali piazze italiane.
Ogni anno vengono distribuite oltre 540.000 piante in tutta Italia, di cui oltre 11.000 solo a Genova e Provincia, e ciò consente di raccogliere preziose donazioni che AIL destina a sostegno della ricerca scientifica ed in particolare ai servizi di assistenza dei malati e delle loro famiglie come ad esempio Casa AIL e le Cure domiciliari; inoltre dà la possibilità ad AIL di raccogliere importanti e preziose donazioni da destinare al finanziamento delle 13 borse di studio e di ricerca che ogni anno vengono destinate al Policlinico San
Martino.
Il 5 giugno 2021 in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente, insieme al centro documentazione val Bisagno, siamo scesi per le strade e le piazze del quartiere per l’oramai tradizionale Guerrilla gardening di quartiere! Sono stati piantate siepi, semi e alberi nelle aiuole di Ponte Carrega e piazza Adriatico.
Le siepi di photiniae, piantate a Ponte Carrega intorno alle panchine, sono state fornite dal Municipio IV nell’ambito del patto di collaborazione con l’associazione Amici di Ponte Carrega.
Inoltre abbiamo fatto lo sfalcio erba e pulizia di alcune aree pubbliche (oltre alla tanta parietaria sono stati raccolti diversi sacchi di plastica, cicche di sigarette e vetro) in passo Ponte Carrega e piazza Adriatico.
Per i ragazzi più giovani e per i bambini sono stati organizzati dei laboratori di colore: è stato fatto un cartellone che è poi stato appeso al campetto ed è stata dipinta una panchina con i colori della lotta alla discriminazione.
Infine è stata sistemata l’area intorno alla targa della Brigata Guglielmetti di via Laiasso: è stata fatta una pulizia approfondita ed è stata ridipinta la ringhiera e la porta del rifugio anti aereo della seconda guerra mondiale.
Qui di seguito un po’ di fotografie della bellissima giornata di sabato!
Grazie a tutti!!
Si è svolta nella mattinata del primo maggio la distribuzione di giocattoli e abiti per bambini e di generi alimentari di Genova Solidale e circoli operai con la collaborazione della nostra associazione, nell’ambito del progetto della spesa sospesa che entra proprio in questi giorni nella 54° settimana di attività.
Con il permesso dell’autore, il giornalista e consigliere regionale Ferruccio Sansa, pubblichiamo l’articolo da lui scritto e pubblicato sul suo sito internet dopo aver partecipato a una serata di spesa sospesa e dopo aver sentito il nostro punto di vista sul tema.
Ringraziamo Ferruccio per il suo partecipato contributo e vi riportiamo qui di seguito il link per leggere l’articolo: https://www.ferrucciosansa.it/anarchici-comunisti-e-cattolici-ecco-i-giovani-che-portano-cibo-e-fanno-rinascere-genova/ :
”
Anarchici, comunisti, cattolici, ambientalisti, comitati. Semplicemente ragazzi. “Neanche Draghi è riuscito a riunire uno schieramento così”, scherzano. Entrano dai magazzini della parrocchia di San Michele Arcangelo in via Terpi ed escono con uno, due, dieci scatoloni. Li ammassano come possono sulle auto stipate all’inverosimile. E si ritrovano sul piazzale per dividersi le strade. Ogni scatola ha un nome. Ogni nome è una persona, una famiglia. Qualcuno che ha bisogno di cibo.
I ragazzi della Val Bisagno andranno da loro, porteranno pasta, biscotti, tonno in scatola. Ma anche qualche parola, uno sguardo scambiato su un pianerottolo, sopra la mascherina. La pandemia ha portato nuova povertà nelle famiglie di Genova, ma ha anche risvegliato forze che non sapevamo di avere. Il virus ha diviso i destini, ma ha unito le forze.
Una rete che coinvolge tante realtà associative della Val Bisagno, da Sant’Eusebio a Struppa passando per Molassana.
Cosi tutti i mercoledì sera le truppe di trenta, quaranta ragazzi partono per il loro viaggio. Un lavoro che richiede un lungo impegno: andare nei supermercati a chiedere ai clienti di fare la spesa anche per chi non ce la fa. Poi portare tutto nella chiesa di via Terpi dove ogni settimana la generosità della gente permette di raccogliere centinaia di scatoloni. E alla fine arrivano loro, i ragazzi con le loro auto, e distribuiscono a centinaia di famiglie. Almeno duecento.
Certo, non sarà la salvezza, ma è già molto, una spesa che permette di tirare avanti una settimana senza l’incubo del cibo che manca. Sì, proprio così, a Genova (ma anche Imperia, Savona, La Spezia), magari nell’appartamento accanto al nostro, c’è chi oggi ha fame. Gente che un anno fa viveva come noi, aveva magari un lavoro, mandava i figli a calcio e prenotava le vacanze. Poi il filo si è spezzato, ed era un filo troppo corto: il mutuo per la casa, il finanziamento per l’auto, la tv. E, chissà, magari avevi appena dato fondo ai risparmi per concederti il primo viaggio tutti insieme. O per tornare a casa se venivi da lontano. Ci sono immigrati, ovvio, ma anche tanti italiani. Il bisogno li ha colti impreparati. Lo vedi dalle case, dall’androne del condominio, elegante, pulito, con la passatoia rossa e lo specchio alla parete. Lo intravedi quando si apre la porta dall’ingresso ordinato e dignitoso.
Ma da un mese all’altro ti trovi a pensare a come tirare avanti. Ma proprio mangiare. Comprare i libri per tuo figlio, anche solo un quaderno e una matita. E chissà se sia più difficile vincere la fame oppure l’orgoglio quando ti tocca ammettere che hai bisogno di aiuto.
Non c’era tanto bisogno appena un anno fa. E chissà, ti chiedi, se esistessero già allora questi ragazzi comparsi all’improvviso con gli scatoloni in mano. C’erano eccome, nei Circoli Operai, negli scout, nei cortei dei Friday For Future, nei gruppi di Legambiente, nella parrocchia, nell’associazione degli Amici di Ponte Carrega, tra i volontari del servizio civile. Ma adesso sono insieme; li unisce il desiderio, è anche questo un bisogno, di non lasciare indietro nessuno. Li richiama la necessità di dare il proprio contributo in una città, un Paese, dove i giovani non hanno voce.
C’erano, sì, eravamo noi che non li vedevamo.
Questi ragazzi che caricano le auto, girano per le strade. Che suonano a centinaia di porte: ogni campanello una storia. C’è l’operaio turco che da trent’anni vive in Italia e qui si sente a casa, ma d’un tratto, proprio nei giorni del lockdown, ha scoperto di avere un tumore. E adesso sta qui, nel Paese che ormai sente suo, aggrappato al niente. A servizi sociali che annaspano, a un conto in banca ormai prosciugato. C’è la famiglia di un rifugiato politico Urdu che non ha un luogo dove tornare perché nel suo paese lo sbatterebbero in galera. E ci sono anche tanti italiani, anziani a un passo dalla pensione che tirano avanti come possono per raggiungere la meta. Ma soprattutto, sì, incontri tanti giovani, coppie di trent’anni che avevano già dipinto la camera preparando l’arrivo di un figlio. Ragazzi che facevano i cuochi, che avevano messo su una piccola impresa, che erano architetti. Gente che aveva studiato e ha una laurea nel cassetto del tinello. Ora stanno ad aspettare chissà cosa nelle stanze che piano piano perdono i profumi, i colori.
Stasera attendono la telefonata dei ragazzi della Val Bisagno che arrivano e portano il cibo, senza fare domande. Soprattutto senza dare l’idea di fare l’elemosina. “È capitato a loro, ma potevamo essere noi”, dicono prima che la porta si apra. Già, può succedere a tanti. La lista presto potrebbe allungarsi, e molto, quando a marzo finirà il blocco dei licenziamenti. E meno male che c’è il reddito di cittadinanza, quella scialuppa di salvataggio che tanti avevano criticato e oggi evita la disperazione. I ragazzi hanno ormai imparato come comportarsi: suonano, salutano, giusto due parole, porgono lo scatolone. Senza cerimonie che sembrerebbero pietà. Qualcuno ringrazia e chiude la porta. Altri invece tengono lo scatolone in mano, a mezz’aria, e cominciano a parlare. Sera dopo sera, frase dopo frase, ci si scambiano i pacchi e le vite. Quelle esistenze che intravvedi appena nei portafoto appoggiati sui mobili dell’ingresso. C’è chi richiude rapido la porta, tenendo alta la mascherina per non essere guardato, e chi invece si offre per compiere servizi di quartiere. Un po’ per sdebitarsi, per guadagnarsi quel pacco, un po’ per uscire da questo lockdown imposto dal virus e talvolta dall’avvilimento. Così un signore di mezza età viene arruolato per tenere gli orti di quartiere, una coppia di pensionati decide di prestare servizio sul sentiero dell’antico Acquedotto che rischia di andare in malora.
“Loro hanno bisogno di noi e noi di loro”, racconta Fabrizio Spiniello degli Amici di Ponte Carrega. Anche aiutare ti aiuta. Ma dopo, una volta tornato alla tua vita, ti resta il peso: “Il problema non è risolto, il nostro è un servizio di emergenza. Non si può pensare che diventi la regola. Purtroppo, dopo tanti tagli, c’è un grande vuoto: i servizi sociali si stanno rassegnando a delegare a noi. Ci chiamano per affidarci la sorte di persone e famiglie che non riescono a seguire. Non può essere così”, dice Fabrizio. Le istituzioni che si arrendono e si appoggiano ai cittadini.
Ma un servizio pubblico non può diventare carità. La città deve affrontare questa povertà nuova e non meno dolorosa. Questa povertà con le Nike, lo smart phone con la scheda ormai scarica e la Playstation – ma non il cibo – che abbiamo imparato ad associare a una sconfitta. Addirittura a una colpa.
Guardi i ragazzi partire con i loro scatoloni e capisci che oggi le nostre città rischiano la sconfitta. Ma forse comincia anche la rinascita.
Copyright Ferruccio Sansa 2020
”
Pubblichiamo con grande piacere una riflessione scritta da Luna Scoglio, volontaria del Servizio Civile – Garanzia Giovani che si è appena concluso, sulla Spesa Sospesa:
Sono in piedi da due ore, e inizio anche ad avere un po’ freddo. Ci sono gli spifferi, e ogni volta che la porta scorrevole si apre, entra una folata di vento. Il mio umore non è dei migliori, chiunque abbia lavorato a contatto con il pubblico sa quanto le persone possano essere sgradevoli. All’ordine del giorno vi sono persone che non salutano, che ti ignorano malamente, scortesi, frettolose… E tu sei lì, e ti chiedi come si sia possibile fingere di non vedere una raccolta alimentare. Come si fa ad essere indifferenti sapendo che, se il carrello rimane vuoto, c’è qualcuno che rischia di non avere un pasto in tavola? Alle poche persone che si fermano a parlare, chiedendo informazioni, racconto che ci sono tante, troppe famiglie a beneficiare di questo aiuto. “Come fate a sfamarne così tante?”, mi chiedono i passanti. E io provo a raccontare che è uno sforzo collettivo, che ci sono tante persone come me che dedicano una parte del proprio tempo per fare questa raccolta. Una reazione frequente in cui mi imbatto e l’ammirazione, di sicuro. Eppure, il problema è proprio questo: come tradurre la buona volontà degli interessati in qualcosa di concreto? Come spingere le persone ad impegnarsi in prima persona? Mentre continuano a frullarmi in testa queste domande, arrivano varie persone: è quasi l’ora di punta e c’è un viavai di persone di tutte le età. Come sempre, porgo un volantino e invito a mettere qualcosa in più nel cartello, qualcosa da donare. Un signore mi passa davanti e mi fa un cenno, avvicinando le mani alla testa, come a voler dire “c’ho da fare, lasciami in pace”. Mi irrito all’istante, sento il fuoco divampare dentro. Il costo, sia in termini di denaro che in termini di tempo, per acquistare un bene in più facendo la spesa per casa propria, è pressocchè nullo! Con che coraggio le persone mi rispondono che non hanno tempo? E voglia? É inconcepibile, e la maleducazione, è la ciliegina sulla torta. Ovviamente lascio correre, non posso e non voglio discutere con nessuno. Ci rimango male, ma a questo tipo di manifestazioni di disinteresse, già dopo qualche ora, ci si fa l’abitudine. E invece, una gioia inaspettata. Il signore che due minuti prima mi aveva snobbata allegramente, mi si avvicina e mi porge un tesserino: «Ente Nazionale Sordi». In quel momento un’ondata di stati d’animo mi ha attraversato: lo stupore, l’imbarazzo, la curiosità. Quell’individuo che mi stava davanti, non solo non era stato scortese nei miei confronti, ma addirittura era tornato indietro per darmi spiegazioni. La comunicazione poi, è andata avanti, io non saprei descrivere come: gesti, suoni, dita che disegnano lettere sulle pareti lisce intorno a noi. La vita che sprizzava quest’uomo, mi ha contagiato: la voglia di comunicare, l’entusiasmo per quello che stavo facendo… Ha mostrato più interesse di tutte le altre persone incontrate quel pomeriggio messe assieme, ed è tornato, a spesa conclusa, con un intero sacchetto di cibo da donare. E non ho potuto fare a meno di rallegrarmi. Fare una qualsiasi attività di volontariato, comporta dei momenti in cui ci si ritrova a riflettere su quello che si sta facendo. Prima fra tutte, la consapevolezza che basterebbe un contributo minimo di tutti per ottenere un risultato grandioso. Sono davvero imprescindibili le immagini dei bambini con gli occhi grandi e i pancini gonfi per ricordare alle persone che c’è chi ha fame? Le pubblicità progresso? Non basterebbe invece elaborare la quantità di dati e informazioni che i media riportano sulla povertà crescente in Italia per rendersi conto che il problema è impellente? «Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo», diceva Gandhi. Le parole non servono, ma basta un buon cuore.
Luna Scoglio
Lo scorso venerdì 26 marzo si è concluso il ciclo di Servizio Civile – Garanzia Giovani per l’emergenza covid di cui siamo stati partner con Legambiente Liguria e Cooperativa La Comunità.
I ragazzi sono stati una forza fondamentale per permettere il funzionamento del progetto della spesa sospesa che la nostra associazione, insieme ad altre realtà del territorio, sta portando avanti da quasi un anno.
Il nostro ringraziamento va a questo gruppo di ragazzi che ha lavorato, in piena emergenza, svolgendo un servizio encomiabile per tutta la comunità.
Per questo motivo vogliamo ringraziarli uno per uno: Luna, Chiara, Federico, Arianna, Tamara.
Grazie grazie grazie!
L’iniziativa “Spesa Sospesa” nasce in piena emergenza Covid, un’emergenza che ingenuamente si pensava fosse transitoria. Nasce come un servizio di bassissima soglia, per dare una risposta rapida a un bisogno – e un diritto – fondamentale, ossia il cibo.
La decisione di lanciarci in questa avventura nasce da anni di presidio e cura del territorio, una cura che non può prescindere dalla cura dalle persone che lo abitano e che si trovano ad affrontare serie difficoltà economiche dovute alla pandemia da Covid 19.
Con il passare dei mesi, l’esperienza si è consolidata e strutturata, ma sostanzialmente consiste in un piccolo gruppo di volontari che settimanalmente raccoglie, prepara e consegna borse di viveri non deperibili ad un numero variabile di famiglie, al momento 63, con una cadenza che da bisettimanale è diventata mensile. I beni non deperibili vengono raccolti nei supermercati del territorio, grazie alla solidarietà delle persone, con il prezioso supporto dei volontari.
Grazie all’impegno dei volontari e alla collaborazione con altri enti possiamo quindi assicurare un servizio continuativo che però, proprio perché conta sul volontariato delle persone, potrebbe doversi interrompere in qualsiasi momento se la situazione personale dei singoli dovesse cambiare.
Dall’inizio della pandemia (aprile 2020) abbiamo continuato l’attività di raccolta nei supermercati, preparato gli alimenti per le famiglie e consegnato quanto raccolto, tenendo traccia di quanto veniva donato e di quanto veniva consegnato. Dall’anno scorso come associazione abbiamo sostenuto in modo continuativo circa 30 famiglie, delle quali alcune segnalate dai servizi sociali, che non avendo risorse a disposizione ci hanno chiesto aiuto nel supporto alle persone più vulnerabili. Oggi con il prezioso supporto dei volontari del servizio civile (Cooperativa La Comunità e Legambiente) dei Circoli Operai, degli Scout del Genova48 e di Coserco riusciamo ad aiutare mensilmente 63 famiglie solo in Val Bisagno.
Complessivamente dallo scorso aprile sono stati raccolti:
1491 PACCHI DI BISCOTTI
576 TRA CONFEZIONI DI THE E CAFFE’
679 KG DI FARINA
1496.5 LITRI DI LATTE
1976 CONFEZIONI DI LEGUMI
562.5 LITRI DI OLIO
816 VASETTI DI OMOGENEIZZATI
2496.5 KG DI PASTA
1720 CONFERZIONI DI PELATI
881.5 KG DI RISO
1036.5 BOTTIGLIE DI SALSA DI POMODORO
2089 SCATOLETTE DI CARNE IN SCATOLA E TONNO
568 KG DI ZUCCHERO
357 TRA PRODOTTI PER LA CASA E IGIENE PERSONALE
Siamo consapevoli che quanto raccolto sopperisce solo in piccola parte al bisogno reale delle persone che abbiamo deciso di aiutare, e in modo maggiore rispetto ai bisogni dell’intera città. Bisogni che riteniamo non siano solo legati alla pura sussistenza. In un momento di fragilità e precarietà come questo le persone hanno bisogno di “relazione”, di comunità. È per questo motivo che la scorsa primavera abbiamo deciso di attivare dei numeri per le persone sole, che non hanno nessuno con cui condividere la propria quotidianità. Per lo stesso motivo prima di Natale abbiamo aderito all’iniziative del “Giocattolo sospeso”, ideato dai Circoli Operai. Grazie alla generosità delle persone e di alcuni negozianti abbiamo raccolto e distribuito giochi nuovi e usati alle famiglie coinvolte nella “Spesa sospesa” e a quanti si sono presentanti nelle giornate di distribuzione.
Crediamo fermamente che l’aiuto alle persone che in questo momento sono più fragili e in difficoltà non possa essere ridotto ad un mero sostentamento improntato sulla “carità”, dimenticandosi invece della complessità delle persone e delle situazioni che sono chiamate a vivere quotidianamente.
In una logica spesso troppo incentrata sul “fare” a volte non si trova il tempo di fermarsi e fare il punto su ciò che si sta facendo, su quali siano i punti forti e quali quelli critici del nostro agire.
Approfittando in qualche modo della libertà di espressione che la natura completamente volontaria del nostro impegno ci consente, ci siamo ritagliati alcuni momenti di pensiero e condivisione per osservare “dall’alto” la situazione particolare che stiamo vivendo. Come privati cittadini e come associazione di promozione sociale, riteniamo infatti fondamentale continuare a porci in maniera critica rispetto ai fenomeni sociali che osserviamo. Di seguito riportiamo quindi alcune riflessioni e constatazioni, non in ordine di importanza, che ci piacerebbe condividere con chiunque abbia voglia di conoscerci un po’ più da vicino .
Una prima constatazione riguarda proprio “l’osservatorio” della spesa sospesa: l’analisi ad un livello micro come quello del nostro quartiere ci dice molto sul contesto generale rispetto alle politiche del lavoro e al sostegno a quanti lo perdono, alla cura delle persone che per età o condizione non possono lavorare e più in generale rispetto allo stato dei servizi – in particolare sociali – e la visione della condizione di marginalità che vivono le persone, soprattutto nelle periferie come la nostra.
La risposta istituzionale alle necessità, impellenti, delle persone si limita ad un’azione emergenziale, una risposta carente e miope ai bisogni e diritti primari delle persone e basata su una logica di carità: redditi di emergenza – nella “migliore” delle ipotesi – buoni spesa – quando disponibili – e riferimento a realtà del volontariato o del terzo settore più o meno strutturate per accedere a servizi o beni che l’istituzione non è più in grado di fornire. È, quindi, chiara la debolezza dell’istituzione pubblica, in particolare di tutto l’apparato dei servizi sociali, che deriva da anni di risparmi sulla spesa pubblica e tagli che, nel momento di maggior bisogno di un’istituzione presente e forte, sono molto più evidenti. E dove l’istituzione manca ci si affida al territorio, al volontariato, al “buon cuore” delle associazioni e delle persone, in un meccanismo chiaramente improntato sulla carità.
E la stessa logica di affidamento alla persona si riflette in modo speculare nel nostro rapporto verso le istituzioni. Nella nostra esperienza c’è collaborazione e comunicazione con i servizi sociali del territorio perché c’è relazione col singolo operatore, ma non è abbastanza e le nostre reti di relazioni interpersonali sul territorio diventano fondamentali per continuare a fare quello che stiamo facendo.
Un altro aspetto su cui crediamo sia importante soffermarci riguarda il fatto che questa ultima crisi, come immaginabile, colpisce persone che già vivevano in situazione di fragilità: la quasi totalità delle famiglie che seguiamo era già conosciuta o in carico ai servizi e il nostro piccolo contributo si aggiunge ad una presa in carico istituzionale di anni a volte, indicatore del fatto che le risposte in essere prima della crisi probabilmente non erano abbastanza o abbastanza sostenibili.
Una terza riflessione è legata, come si menzionava sopra, al pensiero sulla persona in condizione di fragilità/marginalità: le famiglie e i singoli con cui ci rapportiamo non hanno diritto nemmeno a scegliere cosa mangiare, perché il contenuto delle borse dipende da cosa raccogliamo, dal “gusto” di terzi e da una suddivisione degli alimenti che giocoforza ci troviamo a fare per poter fronteggiare tutte le richieste. E sebbene chiediamo e cerchiamo quanto possibile di diversificare, o di rispondere ad alcune richieste puntuali, in questo sistema il “povero” non ha voce, né possibilità di azione: si limita a dover accettare l’aiuto concessogli, ringraziando noi che a nostra volta ringraziamo chi dona dei viveri perché sappiamo che grazie a questo potremo continuare ad assicurare un piccolo aiuto. Questo è svilente, prima di tutto per le persone con cui ci rapportiamo, e per noi volontari, che ci sentiamo bloccati in un meccanismo che si autoriproduce e da cui è difficile emergere.
L’ultima riflessione riguarda l’occasione di incontro e vicinanza che questa attività ci sta dando: in primis il rapporto con le famiglie, con cui ormai si è stabilita una certa confidenza, che si manifesta nell’invito a prendere un caffè o nella telefonata per chiedere un’informazione o capire come muoversi in una certa situazione: pagare le bollette, avere aiuti con gli affitti, trovare la cancelleria per la scuola dei figli. Il mercoledì sera è ormai fatto di piccoli riti nel passaggio di casa in casa e incontri preziosi. Arricchente e prezioso è lo scambio con le persone degli altri enti e associazioni che, a partire dai valori più diversi, sono impegnati in attività simili alla nostra, donando tempo, energie, braccia e kilometri e impegnandosi a collaborare per un obiettivo comune. Ci dà speranza, infine, incontrare una cittadinanza generosa, che continua a donare e a interessarsi, ed esercenti che continuano ad aderire all’iniziativa.
Ci chiediamo spesso se potremmo fare di più, strutturarci di più, interagire con altre realtà per poter dare una risposta più ampia ai bisogni con cui ci interfacciamo… certamente, organizzandosi è possibile fare tutto, ma non è questo il nostro compito.
Non vogliamo infatti diventare “professionisti della beneficienza”. Siamo presenti sul territorio e tra le persone che lo vivono, come comunità solidale, e vogliamo continuare a esprimerci liberamente rispetto a quello che facciamo, riportandone criticità e spunti di miglioramento.
Pertanto, vogliamo concludere riaffermando la necessità di risposte più complesse a situazioni complesse, come lo sono le vite delle persone, che escano da una logica emergenziale: è necessario coinvolgere le persone in una progettualità in cui siano protagoniste, in cui possano partecipare in prima persona, mettere a frutto le proprie competenze e conoscenze e attivarsi, per non rimanere schiacciate, per ripensarsi al di là della situazione di difficoltà che stanno affrontando. Nel nostro piccolo, stiamo cercando di coinvolgere quanti lo vogliano nelle attività dell’associazione nel quartiere, nel supporto alla spesa sospesa stessa e, quando il nostro sogno degli orti sociali diverrà finalmente realtà, ci auguriamo di riuscire a coinvolgere le famiglie che lo vorranno nella coltivazione di un piccolo orto.
Così come per i problemi legati al dissesto idrogeologico del nostro territorio, alla sanità o alla mobilità e i trasporti, anche per quel che riguarda i servizi sociali e il supporto alla persona crediamo fortemente che lo sguardo oggi debba andare oltre la gestione dell’emergenza. Occorre ripensarci come comunità, rimettere al centro le persone e le relazioni, per intraprendere un cammino di analisi e ci auspichiamo risoluzione di problematiche complesse come quelle sopra descritte.
SINDACO PERCHÉ VUOLE CAMBIARE? (La Repubblica 09/01/2021)
“Entro fine febbraio vogliamo concludere per migliorare l’efficienza, cioè avere il massimo risultato al minimo costo, e l’efficacia, che è il risultato percepito dai cittadini. È fondamentale ridefinire il rapporto e il ruolo Comune-Municipio, lavorare sul meccanismo di ripartizione di compiti, funzioni e risorse, e sul processo della costruzione delle decisioni politiche e amministrative.”
Lo stesso sindaco dichiara “Più fondi per le manutenzioni ma voglio municipi più efficienti”
In cosa consistono l’efficacia e l’efficienza proclamate dal sindaco Marco Bucci, che preferisce definirsi manager più che politico? E qual è la percezione dei cittadini? Come si costruisce quella percezione che può portare effettivamente a un processo di costruzione delle decisioni pubbliche e amministrative?
La gestione di una città, specie una città complessa come Genova, richiede sicuramente un’organizzazione sistemica e funzionale a garantire una risposta efficace ed efficiente alle sue esigenze. La città è però anche comunità, cioè insieme di persone che condividono relazioni di molteplice natura, e che vivono un territorio vasto e diversificato. Ciascun cittadino vive il proprio contesto quotidiano, ha rapporti con il proprio quartiere, con il vicinato e con il contesto ambientale (anche se sempre più raramente) in cui è inserito. In questa rete di relazioni le persone maturano aspirazioni, desideri, frustrazioni, consapevolezza di sé e degli altri, più in generale, vivono. Ecco perché la Città è qualcosa di estremamente complesso. L’insieme delle persone e delle relazioni che si formano tra di esse danno vita ai quartieri, che in una città come Genova sappiamo essere molto diversi tra loro. I quartieri vengono poi a formare i Municipi, fino ad arrivare alla città tutta, che non è quindi un’entità a sé il cui governo possa essere definito in un unico palazzo. È invece l’insieme di percorsi locali, che dovrebbero essere chiamati a incontrarsi tra loro in modo da costruire una progettazione collettiva.
Il problema del decentramento, quindi, non è da trattare con canoni di efficienza puramente economica. L’obiettivo deve essere quello di promuovere esperienze di appartenenza consapevole tra territori, che è politico, prima che gestionale. La città va quindi ripensata come relazione di soggetti particolari con lo scopo di rendere possibile a tutti i livelli la partecipazione alla progettazione collettiva in cui collocare il proprio “specifico particolare”, assieme a quello degli altri, capendo cosa si sacrifica, perché e per cosa, con quali prospettive, in ragione di quali vincoli e opportunità. Se l’obiettivo è questo, la complessità non è più un ostacolo alla realizzazione efficiente dell’obiettivo, anzi. Riconoscere la complessità delle relazioni e delle particolarità descritte sopra, è il primo passo per instaurare un processo di costruzione delle decisioni pubbliche e amministrative, così come dichiarato dal sindaco Bucci. Ridurre “il risultato percepito dai cittadini” a una mera realizzazione efficiente di un operato (riparare una buca?) non va nella direzione di una percezione consapevole del ruolo che i cittadini possono avere nell’affermare il proprio percorso in relazione a quello di altre parti della città, ma si ridurrebbero, i cittadini, ad osservatori plaudenti di un operato deciso altrove.
Sulla base di cosa, quindi, i Municipi non sono definibili efficienti ed efficaci per il sindaco Bucci? Se i Municipi sono ridotti a esecutori amministrativi di quanto stabilito altrove, allora sicuramente la soluzione più efficace è di minimizzarne il ruolo politico. Se l’obiettivo è invece quello di garantire l’incontro con le territorialità da parte dell’amministrazione comunale, per recepirle e riportarle nella gestione della città tutta, allora non si può valutare l’efficienza dei Municipi sui canoni proposti dal nostro sindaco.
Nel Municipio IV Media Val Bisagno sono molti gli esempi di partecipazione attiva da parte di cittadini e associazioni, spesso legati al Municipio da patti di collaborazione, per la cura del verde e del quartiere in genere (pulizia del Bisagno, cura dell’acquedotto storico, recupero di terreni abbandonati per la realizzazione di orti sociali/comunitari). Quale consapevolezza esiste a livello comunale di questi percorsi? Percorsi che non sono di semplice cura del territorio, ma di costruzione di consapevolezza e relazioni. L’ultimo esempio di questo tipo di percorsi riguarda il progetto della “Spesa sospesa”, iniziato con la deliberazione di Giunta Municipale 10 del 10.04.2020. In collaborazione col Municipio e le ATS è stata costruita, in aiuto alle famiglie in forte difficoltà, una rete per la fornitura di beni di prima necessità e supporto all’accesso a fondi di sostegno. Ci ha sorpresi ricevere, ancora lo scorso novembre da parte del centro volontariato del Comune, una richiesta di volontari per il supporto a persone vulnerabili con oggetto: “riattivazione del servizio #TIFACCIOLASPESA”. Lo stupore viene dal fatto che il progetto “Spesa sospesa” non si è mai fermato da aprile scorso. Al contrario, le famiglie che ne usufruiscono continuano a crescere, segnalate anche dalle ATS, e sempre grazie a cittadini cha hanno deciso di regalare il proprio tempo per rispondere ai bisogni delle persone che vivono il territorio. Nuovamente ci chiediamo quale consapevolezza esista di questo percorso a livello comunale. È davvero la soluzione più efficace quella di reclutare volontari a livello centrale senza avere conoscenza dei percorsi già esistenti sui territori?
La valutazione di efficacia ed efficienza di un processo devono quindi essere ridefiniti rispetto all’obiettivo che si vuole perseguire, senza dimenticare che il processo stesso dovrebbe costituire parte dell’obiettivo da raggiungere. La costruzione di consapevolezza nei cittadini, che è il nostro primo obiettivo, passa attraverso la presa di coscienza della complessità dei territori da parte di più persone possibili. La soluzione non può essere, quindi, quella di smantellare luoghi in cui coltivare consapevolezza e partecipazione per fornire risposte veloci in nome dell’efficienza. Piuttosto è doveroso inserire risposte efficaci nella complessità che è propria di quei territori, in modo che i cittadini non siano, appunto, spettatori plaudenti, ma attori consapevoli.
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