Il nostro amore per questo bene nasce con la lettura del libro di Luciano Rosselli “I treuggi della Val Bisagno”. Dopo un sopralluogo siamo rimasti colpiti da questo manufatto nascosto, dimenticato nell’oblio da molti decenni di incuria e abbandono e meritevole di essere riportato alla luce. A dicembre 2013 cominciano i lavori di pulizia in volontariato. Nel frattempo muoviamo molte competenze per arrivare alla conoscenza più completa del truogolo: chiediamo alle memorie storiche del luogo. La Fondazione Amga ci fa conoscere la signora Valenti, storica dell’acquedotto storico che scopre i documenti storici del truogolo presso l’archivio storico del Comune di Genova: il truogolo è del 1877 e ha la caratteristica di essere un unicum nel genovesato essendo rimasto pressochè inalterato dalla fine dell’ottocento fino ad oggi. Troviamo uno studio di Architettura che ci da una mano a fare un rilievo e un progetto da depositare in Soprintendenza, con la quale collaboriamo e ci relazioniamo continuamente. Lo studio di Architetti Castaldi e Poggi ci aiuta gratuitamente, in pieno spirito di volontariato, affascinato dalla storia e dalla bellezza del luogo. Insieme al Municipio concertiamo le fasi dei lavori e infine sigliamo una intesa di affidamento de truogolo che, a fine lavori, sarà aperto a cadenza mensile e restituito alla cittadinanza e alla collettività.
Già dalle prime settimane si incomincia a scorgere che sotto i piedi non c’è solo terreno: viene fuori, con grande emozioni di tutti, l’originario acciottolato ottocentesco in pietre del Bisagno. Incomincerà e si prolungherà per mesi un lungo e faticoso lavoro di pulizia dell’acciottolato e di ripristino delle varie lacune che nei decenni di incuria si erano create. Ora il risseu alla genovese è riemerso in tutta la sua commovente bellezza, riemerso dagli strati di terra, zetto e spazzatura che si erano stratificati in questi decenni.
L’obiettivo è ora quello, insieme ad Iren,di riportare l’acqua al truogolo e di ridotarlo della copertura in lamiera zincata oggi mancante. Non avrà più una funzione di lavatoio come lo aveva un tempo ma tornerà ad essere un luogo di aggregazione proprio come era al tempo delle “bugaixe” di inizio novecento.