Questo progetto, che viene presentato come sostenibile in realtà è una nuova colata di cemento sulla vallata e sugli argini del Bisagno: il progetto prevede almeno 10 milioni di tonnellate di nuovo cemento in val Bisagno con la realizzazione di 280 piloni, per non parlare delle stazioni.

E’ forse questa la differenza con le amministrazioni precedenti e la sua, sig. Sindaco? In termini di rispetto del territorio non è cambiato nulla rispetto al passato se non in peggio!

Sostenere che questo progetto sia ecologico perché ci sono sopra i pannelli fotovoltaici è una ipocrisia. La vostra è la politica del “fare” a tutti i costi, senza valutare tutti i costi, e non è affatto meglio della presunta inerzia delle precedenti amministrazioni.

L’idea di fondo che sta dietro a questa proposta del Comune è quella di una vallata pensata come servitù per una città divisa, dove le periferie sono sempre più degradate e disagiate, mentre dal centro turistico e residenziale le sopraelevate si tolgono, come accadrà alla Sopraelevata di fronte all’avanzare del Waterfront.
Altro che “rammendo delle periferie”: in questo modo si estremizzano le lacerazioni tra i quartieri considerati sacrificabili (come la val Bisagno) rispetto a quelli che si vogliono migliorare (centro cittadino e residenziale).
Non è nemmeno chiaro nella visione di questa amministrazione per cui questo progetto dovrebbe “favorire lo sviluppo della vallata” che cosa si intenda per “sviluppo della vallata”?
Quando si parla di sviluppo della vallata si sta pensando alla realizzazione dei nuovi forni crematori di Staglieno? Ai nuovi supermercati? Ai depositi degli autobus che devono ospitare anche i mezzi del levante, perché magari lì un deposito non è gradito? Si pensa al nuovo bitumificio di Molassana a ridosso delle case e del quartiere? Alla Cava di Molassana?

Nella Vostra idea di città esiste una “città dei privilegiati” con la “città-vetrina” che non è fatta per essere vissuta dei residenti ma per uso e consumo del turismo di massa delle crociere e poi c’è la “città sacrificabile”, quella che deve stare sotto e all’ombra degli impalcati e subire le vostre decisioni, non condivise, non sostenibili, non risolutive.

La Val Bisagno si merita altro perché è una valle complessa e delicata, come dimostra la sua storia recente e le alluvioni vissute sulla pelle dei cittadini e degli esercenti.
Ci sono quartieri storici, esiste un paesaggio che va preservato e che va anzi migliorato come ci si aspetterebbe da una città europea nel 2023: quando si parla di sostenibilità sono questi i presupposti di cui tenere conto, sono questi i punti da cui partire, gli orizzonti a cui aspirare.

In Val Bisagno ci sono monumenti di rilievo, anche internazionale, come il cimitero monumentale di Staglieno e l’Acquedotto storico, da poco gemellato con l’acquedotto storico di Lisbona.
Ma soprattutto, in Val Bisagno, ci sono le persone, molte persone che rimarranno sotto ai vostri impalcati, alla quale verrà sottratta luce, vista, paesaggio, che perderanno soldi dal deprezzamento delle loro case (chi vuole vivere davanti a una sopraelevata?): in questo progetto non ci sono le persone, non esiste uno studio di impatto sociale di questa opera.
È questa la vostra cura per la Valbisagno? Una cura che guarda solo agli 11 minuti per arrivare in centro? Una suggestione (perché comunque questi 11 minuti non tengono conto del tempo per arrivare alle stazioni – poche – e sulla sponda sbagliata, quella cioè meno urbanizzata!) che non tiene conto del punto di vista di coloro che quest’opera dovranno subirla e con la quale dovranno convivere. Convogli ferroviari che passeranno ogni sei minuti sferragliando a poco più di 10 metri di distanza dalle finestre di casa. Piloni che si stagliano a 12 metri di altezza, stazioni che si allungano per 80 metri di lunghezza.
Avete avuto una visione miope e raffazzonata per risolvere nel modo peggiore un problema che certo esiste ma che voi sorvolate letteralmente credendo di risolvere tutto e invece produrrete lacerazione, divisione, spaccatura della città e questo significherà degrado, pericolo.
Senza contare i costi di manutenzione di un’opera del genere, che graverà per milioni e milioni di euro sulle casse già stremate dell’Amministrazione comunale e di AMT e che voi lascerete in eredità alle generazioni future.
Voi con questo procedere ci mettete in pericolo e noi ce ne ricorderemo, non ci scorderemo di chi ha devastato la Valle.

Questo in sintesi il nostro pensiero espresso durante l’audizione in commissione consigliare a Tursi – Genova 24.11.2023 –

(Un sincero ringraziamento a Lara Dapino che si è fatta portavoce, con energia e determinazione, dell’ associazione e delle istanze della valle con il suo impegno e con la sua presenza in commissione in qualità di audita e di nostra rappresentante)