Gli Amici di Pontecarrega sono un gruppo di cittadini che rivendica il diritto di poter dire la loro sul loro territorio. Sono uomini e donne, giovani e meno giovani che hanno una diversa idea di periferia. Sono persone che vogliono trovare il bello anche in un ambiente violentato e bistratto come il nostro, relegato a ruolo di zona di servizio della Valbisagno e di Genova.

Ci siamo visti portare via tutto dall’alluvione del 1970 e poi da quella del 2011; tutto, tranne uno spirito mai domo, mai vinto che l’alluvione invece ci ha fatto riscoprire: la solidarietà. Siamo persone diverse le une dalle altre, frutto di storie e tradizioni, anche culturali, molto distinte. Ma tutti siamo il frutto della storia di questo quartiere e di questo pezzetto di territorio in qualche parte di questa nostra vallata che ora vogliamo riprenderci e rifare nostra! Non vogliamo essere carne da macello di fronte alla cecità e alla violenza della nostra pubblica amministrazione, vogliamo essere parte di questo territorio violentato in cui noi ci identifichiamo. Noi rivendichiamo il nostro territorio, perchè noi siamo il territorio. Non esiste popolazione senza territorio, e nessuno di noi ha più voglia di essere derubato di questo nostro diritto, di questa nostra pulsione vitale. Per questo combattiamo, per formare una coscienza cercando di informare la gente, di rendere il dibattito pluralista e partecipato, ma soprattutto cercando di far tornare la gente per strada e in piazza, perchè i giovani devono crescere coi vecchi e i vecchi devono raccontare loro le storie per aiutarli a crescere.

La nostra associazione nasce quasi un anno fa con l’idea di informarsi e informare la cittadinanza circa le operazioni che vedevano al centro il nostro quartiere. L’idea però era più profonda e nasceva già durante i giorni dell’alluvione, quando spinti dallo spirito di collaborazione e solidarietà abbiamo riscoperto una comunità viva e pulsante, orgogliosa e piena di idee. Con la vanga in mano e il fango alle ginocchia ci siamo voluti rimboccare le maniche e abbiamo voluto intraprendere un percorso comune che ha portato persone con storie e tradizioni diverse tra loro a creare un’associazione che avesse come obiettivo quello di fare comunità e di rendere più vivibile e più nostro questo tanto bistrattato quartiere. Proprio questa è la nostra ricchezza: la diversità ci rende più forti e più uniti. Le idee girano e vengono discusse, disegnate, sognate: ognuno apporta il proprio contributo e alla fine ci rendiamo conto che non siamo poi così diversi perchè tutti aspiriamo al Bene comune. Ci anima questa certezza: anche qui esiste il Bello; anche qui si può fare cultura. Non ci sentiamo periferia e vogliamo superare questo concetto: vogliamo essere promotori del processo di cambiamento per il nostro quartiere e per la nostra vallate e non meri spettatori passivi. Rivendichiamo il nostro territorio e vogliamo viverlo in prima persona, consapevolmente, perchè noi siamo il nostro territorio.

 

Animati da questo spirito e dalla nostra concretezza abbiamo voluto fin da subito sporcarci le mani con qualcosa di tangibile: nasce così l’operazione di recupero del nostro antico Ponte Carrega, al centro di un discutibile progetto di abbattimento per favorire la costruzione di un ponte carrabile a servizio dei centri commerciali in costruzione nel quartiere. Nascono così, alla ricerca di competenze terze e indipendenti, le nostre collaborazioni con Fai, Cima Research Foundation, Wwf e Politecnico di Milano: ciò che diciamo e affermiamo lo vogliamo sempre affermare con cognizione di causa e con sicurezza, come si conviene ai cittadini dell’oggi che vogliono essere parte attiva del processo politico e sociale che vivono sulla loro pelle. Informazione e consapevolezza, competenze e partecipazione ci permettono di sognare con concretezza e di restare collegati alla realtà. Per questo diciamo che l’abbattimento di Pontecarrega è una operazione scellerata perchè sacrifica un bene non rinnovabile a discapito di operazioni speculative e commerciali che sviliscono il nostro quartiere relegandolo ancora di più a periferia e zona di servizio. Per questo puntiamo a un altro tipo di modello, a misura di uomo: prenderci cura dei nostri spazi è un sottile atto di denuncia verso chi, con miopia e dimostrando scarsa cultura, vuole trasformare questo territorio in un’area di servizio senza prima chiedere il permesso alla comunità che qui abita e vive e che rivendica maggior rispetto.

 

Tra i progetti che stiamo elaborando c’è l’organizzazione del convegno nazionale del WWF sul dissesto idrogeologico che si terrà a novembre 2013 a Genova. La collaborazione col Wwf prosegue anche sul versante dell’educazione ambientale e con l’idea di un parco delle Mura Orientale che sia collegato con il già esisitente parco delle mura occidentali e con il circuito dell’acquedotto storico. Da qui la nostra collaborazione proprio con il Festival Teatrale dell’Antico Acquedotto, che dimostra quale sia la nostra idea di una Val Bisagno che non sia solo area di servizio. La collaborazione con Palazzo Ducale, Università di Genova e Fondazione San Marcellino è invece strumentale al progetto nazionale di mediazione comunitaria, di cui noi siamo tra i progetti pilota, mentre a livello locale stiamo organizzando il Progetto Banca della Memoria, progetto che prevede la creazione di una rete di associazioni locali che, con la collaborazione del nostro socio Mauro Pirovano, possano ricevere scritti, memorie e video di chiunque voglia lasciare la propria testimonianza sul nostro quartiere (Pontecarrega, Montesignano, Sant’Eusebio): una volta raccolte, le testimonianze andranno a creare un archivio virtuale (che si aggiunga a quello fotografico e cartaceo che verrà esposto in modo permanente nella futura sede) facilmente accessibile a tutti e per sempre disponibile sulla nostra pagina web.

L’ultimo progetto infine, in partenza a settembre 2013, si chiama Rise Up (un’idea di Auser, Legambiente, Municipio IV e Arci provinciale) e coinvolge ragazzi dai 18 ai 30 anni impegnati in progetti di riqualificazione ambientale che la nostra associazione vorrebbe concentrare sull’area di Salita Migliavacca individuata già da tempo come il futura sede dell’associazione e giardino pubblico di un quartiere dove gli spazi di aggregazione pubblica sono del tutto inesistenti.

Genova, 3 luglio 2013