Archive for Tornare alla terra

Amici di Ponte Carrega sostiene il Progetto Terra Madre 2.0

TerraMadre

La nostra associazione sostiene il progetto Terra Madre 2.0 ideato da Comunità San Benedetto al Porto, Orti di Staglieno e Azienda Agricola La Tabacca.

Si tratta di un progetto di rete di agricoltura sociale che vuole unire i valori dell’accoglienza, dell’inclusione e del lavoro a quello della valorizzazione e recupero del territorio.

Le aziende che collaborano con il progetto sono tutte piccole realtà agricole con un forte legame sociale con il proprio territorio nei termini di rispetto, tutela e valorizzazione, che si rivolgono ad un mercato sensibile ai temi della qualità e della sostenibilità. Lavorano a diretto contatto con la clientela in filiere brevissime a km 0 e biologiche.

Insieme vogliono realizzare un laboratorio di trasformazione “comunitario” in grado di dare risposte sul piano del welfare generativo e che includa le persone fragili che già svolgono attività in queste aziende, per lo sviluppo di una economia rispondente ai bisogni dei produttori che sappia valorizzare le tipicità locali:

https://www.coltiviamoagricolturasociale.it/progetti/progetto-terra-madre-2-0/

 

http://sanbenedetto.org/progetti/progetto-terra-madre/

Alle associazioni proponenti va il nostro augurio per il proseguimento e il successo di questo progetto!

 

Guerrilla Gardening! Sabato 8 Aprile ore 10:00

GG

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Fare Rete – L’agricoltura Periurbana a Genova

FARE RETE – L’AGRICOLTURA PERIURBANA A GENOVA
Incontro di preparazione al Convegno, Incontro del 9.10.2014 – Arci S. Eusebio (Genova)


video completo

playlist singoli interventi

Scopriamo il convegno: fare rete e agricoltura periurbana

IL TERRITORIO COME BENE COMUNE
Domenica 11 gennaio dalle ore 9.30
Sala del Maggior Consiglio – Palazzo Ducale, Genova
FARE RETE
Fare rete è uno degli obiettivi che ci siamo posti come associazione ed è uno degli obiettivi che abbiamo voluto perseguire con questo convegno che è cominciato già due mesi fa con i 7 eventi preliminari attraverso i quali ci siamo formati e informati in vista di domenica: abbiamo invitato persone e associazioni, esperti e cittadini per parlare insieme a loro di tutto quel mondo di informazioni e conoscenze che formano la galassia dei Beni comuni e della tutela del territorio: ognuno ha dato un contributo che in parte ritroveremo domenica e che in parte ci servirà per il proseguo del percorso di cittadinanza consapevole e informata nei prossimi mesi.

ASPETTANDO IL CONVEGNO: SCOPRIAMO L’AGRICOLTURA PERIURBANA
Intanto Venerdì 9 gennaio siete invitati all’ultimo degli eventi che precedono il convegno e che racconta la volontà di fare rete con altre realtà che si occupano di tutela del territorio: all’Arci di Sant’Eusebio alle ore 19:00 scopriremo e conosceremo alcune esperienze di agricoltura periurbana a Genova e parleremo di esperienze e progetti di agricoltura periurbana in città, conosceremo le storie e le idee che stanno dietro a questa idea di territorio! E’ possibile un diverso modello di sviluppo per i nostri territori? E’ possibile la lotta al dissesto partendo dall’orto dietro casa? Con gli Amici di Pontecarrega ne parleranno Arci Genova , Terra! onlus, Rete Territoriale Sant’Eusebio, Le serre di San Nicola, Gas Bisagno, Gli Orti Di Staglieno e la Cooperativa Monte Di Capenardo.

Economia Circolare-seminario La Filiera del bosco e l’agricoltura periurbana

La nostra associazione, da sempre interessata ai temi economico-ambientale ha partecipato al seminario “Filiera del bosco, manutenzione del territorio per la prevenzione del rischio  idrogeologico” tenutosi nella Sala della Giunta Nuova a Palazzo Tursi.

A partire dai primi mesi del 2015 saranno disponibili 314 milioni di euro facenti capo al PSR (Piano di Sviluppo Regionale) 2014-2020. Tra le priorità di questo piano incontriamo l’innovazione; la competitività in agricoltura e nella gestione delle foreste; le filiere agro alimentari; la salvaguardia degli ecosistemi. Nel nuovo psr troviamo tre nuove misure su cui l’Europa e la Liguria vogliono concentrarsi: l’avvio di nuove imprese, la costituzione delle associazioni di produttori e la cooperazione. La cooperazione consente di sostenere l’associazione di filiere, la costituzione di reti, poli e gruppi operativi del PEI (Partenariato Europeo per l’Innovazione) per l’avviamento di progetti pilota, lo sviluppo di nuovi prodotti, la creazione di filiere corte e la messa a punto di strategie locali di sviluppo.

La Liguria propone all’Europa (il psr deve essere approvato dalla Commissione) due tipi di pacchetti: un pacchetto Start Up a sostegno di nuove imprese o di nuove attività all’interno di imprese già esistenti; il sostegno alle competenze e alla formazione; gli investimenti in strutture; il sostegno alla nascita di nuove associazioni di produttori e alla cooperazione di filiere; misure volte a rimettere in moto il mercato fondiario. Il secondo possibile pacchetto riguarda la prevenzione del rischio idrogeologico e prevede il sostegno a nuove imprese o a nuove attività all’interno di imprese già esistenti, la definizione di accordi territoriali di cooperazione tra Comuni, altri enti locali e le imprese agricolo-forestali per la vigilanza e il ripristino; il sostegno all’acquisto di competenze e di formazione; il sostegno agli investimenti.

Il Progetto Sylva Med

Si è poi parlato del progetto Sylva Med di Regione Liguria attraverso le parole della dott.ssa Laura Muraglia, un progetto che coinvolge altri paesi dell’area mediterranea per i servizi e la gestione del bosco . Sono stati fatti esempi di gestione del bosco: utilizzo delle risorse non legnose del bosco (es. tesserina dei funghi); utilizzo sociale della foresta (passeggiata, outdoor e parchi avventura); uso del bosco per migliorare le risorse idriche (sostituzione di essenze con altre volte a migliorare la qualità delle risorse idriche); la gestione del bosco in aree a forte rischio idrogeologico (l’esempio del caso pilota ligure nelle aree delle Case Grilla a Ceranesi, del Rio Freghea a Mignanego e del Rio Riasso a Campomorone) nelle quali le risorse del bosco vengono utilizzate per la progettazione di piccoli impianti a biomasse e volte alla sostituzione progressiva del bosco ceduo. Il progetto è partito con l’obiettivo di creare una domanda e un aumento di domanda attraverso la creazione di un impianto a biomasse all’interno di una scuola. Si è dimostrato un risparmio del 50% rispetto alla centrale a gasolio della stessa scuola. Si sono voluti sottolineare i punti problematici di questo progetto: il grande numero di proprietari di terreni boschivi e la frammentazione fondiaria e il conseguente tempo passato per cercare di contattare e mettere d’accordo tutti i proprietari. Dopo un anno di lavoro preliminare si è riusciti a creare il Pro Consorzio Forestale del Genovesato, capace di gestire le aree, ottenere i cofinaziamenti europei e sperimentare gli schemi di pagamento per i servizi ecosistemici. In definitiva questo progetto coinvolge 22 proprietari, imprese e i 3 comuni (Campomorone, Ceranesi e Mignanego) con l’obiettivo di rendere il bosco una risorsa gestibile e multifunzionale.

I rischi delle centrali a biomasse.

L’intervento di Federico Valerio di Italia Nostra ha voluto portare l’attenzione sull’impatto delle piccole stazioni alimentate a biomasse. sottolineando alcuni aspetti importanti. Una centrale a biomasse è molto meno efficace rispetto a una stazione tradizionale a metano ed è preferibile solo in zone boschive non alimentate a gas e in cui esiste una filiera del bosco che possa rendere autosufficiente il ricorso alle biomasse del bosco: infatti, non avrebbe senso avere una stazione a biomasse che si alimentasse con materiale arrivato da lontano perchè così si creerebbe anche lo svantaggio di dover pagare e bruciare biomasse di atri paesi rendendo non più efficiente e sostenibile questo tipo di produzione di energia. Una stufa a gas infatti produce 0,2 giga joule di PM10 contro i 29 giga joule di una stufa a pellet e i 95 di una stufa tradizionale. Questi calcoli valgono sia per impianti con fattori medi di emissioni minori di 50 MWe che maggiori di 50 MWe. Una centrale da biomasse che produce 1 MWe ha bisogno di 10mila tonnellate di biomasse e pertanto per giustificare l’investimento di una centrale molto costosa è necessario avere la disponibilità di una enorme quantità di legno e biomassa senza dover successivamente rivolgersi ai mercati esteri per l’approvvigionamento. Pertanto, conclude Valerio, l’utilizzo migliore che si ricava dal bosco è quello della cippatura e del compostaggio.

L’agricoltura in aree periurbane

Riccardo Favero di Regione Liguria ha portato all’attenzione molti esempi di agricoltura periurbana e di filiera corta (come da lui ricordato con una felice espressione a KM meno 1) a Genova. Nel 1990 erano stati censiti oltre 1000 capi di bestiame bovino all’interno del comune di Genova. Chiaramente ora sono molto inferiori ma ricordare il censimento del 1990 può essere importante per dimostrare una importante vocazione di imprese agricole periurbane anche nel genovesato: oggi si assiste a fenomeni di ripresa di questo tipo di attività e alla nascita di nuove imprese e consorzi. Tra agriturismi, frantoi, caseifici, apicoltori, produttori agricoli e allevatori si contano oggi circa 1000 imprese agricole. Secondo i dati della Regione le attività sono piccole ma in crescita per merito di una domanda oggi in forte crescita.

Le biomasse cogenerative

L’ultimo intervento è stato di Sonia Sandrei di Enel Green Power che ha parlato della possibilità di implemento delle piccole centrali a biomasse che Enel vuole portare avanti tra il 2014 e il 2015. Si tratta di impianti da 200 o 300 KWe alimentati da filiera corta e dagli avanzi della produzione agricola locale (nel caso della Liguria oltre al legno, le vinacce e la sansa, scarto della produzione dell’industria del vino e dell’olio di oliva). Un impianto da 200 KWe occupa circa 300mq e circa 1000mq per l’area di stoccaggio delle biomasse. Si prospetta quindi un accordo tra mondo dell’agricoltura e quello della produzione di energie per l’utilizzo degli scarti di lavorazione finalizzato alla produzione di energia elettrica e riscaldamento attraverso accordi commerciali o joint venture. Si calcola (fonti Politecnico Milano-Rapporto efficienza energetica del dicembre 2013 e studi OIR 2013-2020) che i benefici netti dello sviluppo delle biomasse sarà di circa 3 miliardi di euro tra il 2013 e il 2020 e consentirà un aumento della manodopera diretta e indiretta per la gestione dei boschi e per la filiera bosco-legno-centrale che dovrà essere fortemente aiutato dall’Unione Europea.

Domani all’Arci 1°maggio “Recuperare la campagna invisibile”

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Terre Incolte

Terre Incolte, ciclo di incontri organizzato da Unige e Regione Liguria e segnalatoci dagli amici del Cima.
Prossimo appuntamento: 7 maggio ore 15:00, Piazza De Ferrari, presso la sede della Regione per parlare di “Abbandono, edilizia e accesso ala terra: il territorio rurale genovese nella pianificazione degli enti locali”

Terre Incolte

Orti urbani – una visione sistemica del territorio

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Esempi virtuosi

Contadini: ecco i ragazzi che trasformeranno la terra in oro

La disoccupazione giovanile si attesta intorno al 37% : l’agricoltura potrebbe offrire delle possibilità. I posti di lavoro sono in crescita del 6% nel settore e in tutta Italia compaiono “esempi virtuosi”… (articolo di Repubblica.it) di Carlo Petrini