Non solo cemento, un’altra Val Bisagno è possibile

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Pubblicato un nostro articolo sul sito Liguri Tutti, ideato da Marco Preve,  Ferruccio Sansa, Giovanni Ghersi

http://www.liguritutti.it/2016/10/15/non-solo-cemento-unaltra-val-bisagno-possibile/

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Val Bisagno: la memoria della valle scorre nell’acqua. Il video servizio de La Repubblica sul lancio del progetto “Memorie del Bisagno”!

Memorie

Ripercorrere la storia e progettare il futuro della Valbisagno partendo dal suo fiume e coinvolgendo i cittadini. Risalendo la strada tracciata dal corso d’acqua. Perché Bisagno “non significa soltanto alluvioni”. Il progetto di una rete di 20 associazioni… Articolo su La Repubblica edizione genovese del 27 giugno 2016​, articolo e il video di Rosangela Urso. Memorie del Bisagno: Bellezza, Comunità, Partecipazione, riutilizzo degli spazi abbandonati, questi i temi che vogliamo riportare al centro della Val Bisagno! Noi siamo Bisagno! Qui di seguito articolo e video de La Repubblica e qualche foto della serata del 23 Giugno:

http://genova.repubblica.it/cronaca/2016/06/27/news/valbisagno_la_memoria_della_valle_scorre_nell_acqua-142909039/

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La Val Bisagno tira le orecchie al sindaco

Urbanistica

Venerdì 10 giugno siamo intervenuti al convegno organizzato da Comune di Genova e Circolo Sertoli intitolato “Un vestito nuovo per la Val Bisagno“. Abbiamo voluto esporre al Sindaco il nostro punto di vista e le nostre idee sul futuro della Val Bisagno. Su Il Secolo XIX dell’11 Giugno è comparso il seguente articolo nel quale sono riportati alcuni passaggi del dibattito.  <guarda l’articolo qui>

Oltre a quanto riportato dal quotidiano la nostra riflessione ha posto l’accento sui temi proposti dal sindaco: lavoro, ambiente, idea di città, resilienza, mobilità. Abbiamo riconosciuto l’impegno e i risultati della Giunta nel dare risposta alla tematica idrogeologica della città e l’apprezzamento per l’alt dato al progetto di restringimento degli argini ( ripetiamo però che senza un altrettanto forte impegno sul lato del ritorno alla cura dei versanti e della tutela del territorio si rischiano di vanificare le opere idrauliche). Tuttavia, abbiamo voluto esprimere le nostre perplessità sulla idea di città e di vallata proposta dal Sindaco. Soprattutto abbiamo voluto porre l’attenzione sulla mancata pianificazione della vallata: vediamo nascere operazioni che sono coerenti con una idea di sviluppo lasciata al mercato e alla speculazione ma che non rispondono alle esigenze di una città e di una vallata come la nostra, con le trasformazioni economiche e sociali di questi ultimi anni. Non c’è disegno, non vediamo pianificazione, non esiste un disegno urbanistico ben delineato se non quello delineato “a misura di mall” o a favore del privato investitore.

All’affermazione secondo cui “la città declina senza costruire” noi abbiamo voluto ribattere con alcuni esempi e alcune considerazioni e senza nemmeno fare riferimento alle tematiche ambientali abbiamo posto l’accento su un altro aspetto altrettanto importante: una città in decrescita come la nostra, che perde da 40 anni 16 abitanti al giorno e che tra vent’anni sarà grande come una città medio-piccola ha davvero bisogno di nuove costruzioni, nuove residenze? I segnali di crisi vanno avanti da anni, eppure l’idea di progresso per questa città deve essere ancora e sempre la stessa idea da “Boom economico”? Le torri sul Chiaravagna invendute, le Torri Faro invendute, la Coopsette fallita dopo l’operazione Bricoman: siamo sicuri che il mattone porti ancora lavoro (almeno nei termini di nuove costruzioni)? O forse è un tentativo di aggrapparsi al bel mondo antico che non c’è più? Di sicuro non riusciamo a imparare dalle esperienze europee e di altri contesti riconducibili al nostro. Soprattutto manca una visione politica a lungo temine: non abbiamo l’ardire di proporre alternative e di cercare nuove strade che possano rappresentare una opportunità per la città e per la vallata. Nel frattempo la città perde i suoi giovani. Non è questione di “non vendere sogni” come dice il Sindaco ma è questione di ascoltare le idee e le proposte che in questi anni gli sono arrivati dalla città, i segnali che sono giunti dal contesto economico e sociale, le idee che  sono state proposte. Non si risolverà tutto col lavoro nei centri commerciali, ne si risolverà tutto con il ritorno alla manutenzione del territorio: ma per evitare che questa città muoia ci vuole una visione politica, non la politica del “meno peggio”: di questo in Val Bisagno come in tutta la città siamo francamente stanchi. Ci vuole coraggio nel proporre idee nuove, nel cercare nuove strade. Infatti la Val Bisagno è sempre, con altri quartieri, periferia. Lo è diventata, come dice il Sindaco, anche in mancanza di una identità forte, che va ricostruita e rafforzata. E’ vero: per farlo però bisogna avere il coraggio di mettere la periferia al centro della nostra città. Nei programmi elettorali riesce sempre bene a tutti, nella realtà dei fatti è l’ultimo dei problemi delle amministrazioni. Non bastano gli slogan, investire sulla periferia significa avere il coraggio di cambiare la propria visione politica: affermare che gli spazi vuoti siano buchi neri da non lasciare vuoti e da usare non è sufficiente se alla fine non si riesce a governare la trasformazione di questi spazi lasciando tutto alla iniziativa dei privati.

Non si sono fatti passi avanti in questi anni: il mondo cambia ma l’antico regime rimane sempre uguale a se stesso.

11:6:2016

La Chiesa di San Michele di Montesignano raccontata da Paolo Giacomini

Giacomini

…il “c’era una volta incomincia in maniera molto semplice, forse non tutti sanno che Montesignano, insieme al paesino di Aggio, sono gli insediamenti più antichi della Val Bisagno…

Video della Conferenza di Paolo Giacomini sulla Chiesa di San Michele di Montesignano.


… il valore del paesaggio della Val Bisagno sempre più a rischio.

Amici di Ponte Carrega inclusi in un progetto di ricerca della Georgia State University (USA)

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Il Dipartimento di Antropologia urbana della Georgia State University di Atlanta (USA) sta conducendo un progetto di ricerca etnografica sulla Val Bisagno.
La Associazione Amici di Ponte Carrega, insieme ad altre realtà, è stata inserita in questo progetto di ricerca!
Si ringrazia la Professoressa E. Guano, coordinatrice della ricerca.
Siamo contenti di poter collaborare a questo studio e siamo orgogliosi di farne parte!
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Tursi: “Mai più centri commerciali in aree industriali dismesse”

CentriCommerciali

Repubblica 2 Lunedì 7/12 la Repubblica ha pubblicato un articolo con il seguente titolo “Centri Commerciali lo Stop di Tursi, mai più in aree industriali dismesse” <Link qui>

La Repubblica, 7 dicembre 2015

La Repubblica, 7 dicembre 2015

Un titolo che annuncia un cambiamento di tendenza da parte delle nostre amministrazioni che fino poco tempo fa sostenevano il contrario: basta rammentare un altro articolo che sempre la Repubblica aveva pubblicato il 22 aprile 2014, non molto tempo fa: “Molassana,  Bricoman fa già discutere “Un mostro, ma porta lavoro“. A questo titolo occorre ricordare quanto affermato dal presidente del Muncipio media Val Bisagno, Agostino Gianelli: “Non sarà il massimo ma forse qualcuno ha dimenticato cos’era l’Italcementi“. Questo post lo scriviamo dopo che anche l’amministrazione comunale ha manifestato ufficialmente l’intenzione di cambiare rotta sulle scelte di riconversione delle zone industriali dismesse in grandi centri commerciali, come da tempo, portando anche esempi e contributi esteri (https://www.amicidipontecarrega.it/2014/07/02/la-morte-dei-centri-commerciali/), la Associazione Amici di Ponte Carrega sostiene. Con queste considerazioni vogliamo sottolineare che non abbiamo affatto dimenticato cosa era lo stabilimento Italcementi e soprattutto che cosa ci aspettavamo da una riconversione urbana decisa dopo circa cento anni di sacrifici imposti alla vallata con la presenza di uno stabilimento inquinante e invadente come quello dell’ex cementificio di Ponte Carrega. A queste considerazioni occorre sottolineare che non era solo questo perché certamente con il disagio c’era anche la produzione e con quella il lavoro a un indotto di migliaia di lavoratori. E’ proprio perché abbiamo memoria di questo fatto che la sua riconversione meritava un approfondimento più serio sul proprio destino.

Cementificio

Ingresso Ex Cementificio Italcementi

Senza dubbio l’aspettativa sulla riqualificazione era diversa da quella che lo stesso Sindaco Marco Doria nella trasmissione Report di Rai3 ha definito “un riutilizzo dell’area e non una vera e propria riqualificazione. Il cambiamento di rotta dell’amministrazione comunale ci ha sorpreso perché non dimentichiamo che fino a qualche mese fa, la stessa non sembrava contraria alla riconversione delle ex-Officine Guglielmetti in una nuova Coop con annesso albergo e posteggi “di interscambio” in bella vista sopra la copertura dei nuovi edifici. Questo progetto ora è stato bloccato dai tecnici del piano di bacino della Regione Liguria, per l’evidente allagabilità delle zone, ma non sfugge come questa prescrizione, che afferma un principio di precauzione a favore della sicurezza dei cittadini, non sia stata adottata prima. Ora ci aspettiamo un dibattito pubblico sulla destinazione di quell’area con il coinvolgimento della cittadinanza.

Viabilità a rischio inondazione

La rotonda di Ponte Carrega appena costruita e già allagata la primo evento di pioggia del 2015

Clicca <qui> per vedere il servizio di Report

Clicca <qui> per vedere il servizio di La7

Forse il cambiamento di rotta dell’attuale amministrazione comunale avviene dopo il palese fallimento del modello imposto come soluzione alla crisi industriale con la riconversione delle aree industriali in centri commerciali,

CentriCommerciali

Video di La7 sulla sorte dei centri commerciali in Italia

un modello che a Genova ha avuto il suo apice con la Fiumara, ma che poi si è rapidamente esaurito rendendo queste operazioni poco redditizie fino al suo naufragio simboleggiato dal mostruoso edificio di Ponte Carrega che ha la singolare forma di una nave, una scatola di c.a. 49.000 mq di superficie dalle dimensioni 300x60x40 m. appoggiata a pochi metri dal torrente Rio Mermi in un’area golenale di fondo valle. IMG-20150717-WA0001 Questo modello perpetuato dai costruttori senza una reale esigenza da parte del mercato immobiliare si è palesato di fronte alla crisi immobiliare: il costruito non si riesce a vendere (prezzi alti visto l’alto costo di produzione, altri magazzini vuoti in vallata, mancanza di un polo trainante, crisi economica) essendo palesemente inutile, inadeguato e sproporzionato alle esigenze richieste dal territorio. pertanto l’edificio rimane (per ora, in attesa di liquidazioni varie) invenduto e vuoto per 2/3 e risulta essere stato tra gli ultimi lavori della impresa costruttrice, Coopsette, che da questo lavoro e da altre operazioni similmente fallimentari, non si è più ripresa finendo infine il mese scorso in liquidazione coatta e lasciando a casa centinaia di lavoratori (55 a Genova). Questa tendenza a costruire a ogni costo senza una reale domanda, non è stata sufficientemente mitigata dalle autorità comunali che dovevano vigilare sulla pianificazione urbana e alla fine il risultato è stato un fallimento su molti fronti: aziendale, con errori di strategia aziendale non adattabili ad una crisi economica di questo genere (un edificio presumibilmente non progettato per la Val Bisagno, con tecniche di costruzione volte a salvaguardare rami d’azienda in difficoltà, nello specifico il comparto prefabbricati); politica, con la classe dirigente genovese che non è stata in grado di leggere la crisi (a dirla tutta molti non sono nemmeno stati in grado di leggere il progetto, “Pensavamo fosse più piccolo”!), nè di salvaguardare posti di lavoro favorendo un modello di sviluppo sorpassato e non adattabile alla crisi (e non contiamo, in questo ambito, i posti di lavoro perduti per la chiusura di piccoli rivenditori dei materiali edili etc, se ne contano già 3 in pochi mesi contro i nuovi contratti proposti da una catena multinazionale). E tutto ciò senza contare l’errore urbanistico e l’errore ambientale, frutto della stessa maggioranza politica che ora si strappa i capelli per un Piano Casa che non è certo peggiore di quello di stampo burlandiano sul quale nessuno aveva mai osato proferire parola e che dimostra ancora una volta come sia solo lo scontro ideologico a muovere la Politica e non l’interesse comune. Dietro a questi errori ci sono le necessità di incassare oneri di urbanizzazione da mettere nei bilanci di spesa corrente dei comuni. L’affermazione che questi “mostri” di cemento portano lavoro è palesemente falsificata dai dati reali e infatti le prime vittime di questo procedere sono stati proprio i costruttori che non si sono adeguati al cambiamento in corso imponendo alla collettività un costruito che poi non sono riusciti a vendere procedendo verso la strada del fallimento.

Il Secolo XIX, 30 ottobre 2015

Il Secolo XIX, 30 ottobre 2015

vedi: <articolo 7 novembre 2015 – il fatto quotidiano > Noi crediamo in un altro modello rispetto a quello propinato da anni da queste amministrazioni “paternalistiche” che in nome del “portare lavoro” hanno in realtà negato reali percorsi di partecipazione ai cittadini decidendo le sorti di molti quartieri nelle sedi ristrette di qualche partito. Un atteggiamento non democratico perché è la pratica della “dittatura della maggioranza”. Così dal nulla sono sorti i “mostri” come quello di Ponte Carrega, che contrariamente agli slogan propagandistici dei soliti partiti non hanno portato lavoro ma lo hanno solo spostato: <articolo 16 marzo 2015 – Genova24> Noi non crediamo affatto a questo tipo di sviluppo. Il lavoro, “quello vero”, lo si ottiene nella salvaguardia ambientale e nel rispetto della cultura e della bellezza in ogni sua forma. Sviluppo sostenibile e alla tutela dell’ambiente, arte e bellezza, queste le vere chiavi di svolta che potrebbero far crescere l’occupazione, anche nel settore dell’edilizia. Esiste un patrimonio immobiliare tutto da riqualificare, intere porzioni di città da rendere belle, fruibili, sicure, senza creare “nuovi mostri” visto che ci sono già sufficienti errori urbanistici da cancellare su cui lavorare per i prossimi cinquanta anni. Questo percorso di riqualificazione non può prescindere da una reale partecipazione e coinvolgimento dei cittadini e a una maggiore attenzione alle esigenze del nostro fragile territorio e delle nostre fragili, socialmente discutendo, “periferie”.   Tornando alla proposta dell’Assessore Piazza: questo cambio di prospettiva ci conferma  l’attualità e la preveggenza, da un punto di vista dello sviluppo economico e urbanistico, delle proposte della nostra associazione che da anni va ripetendo la necessità di un cambio di strategia della città, partendo dalle sue aree industriali dismesse e dai suoi vuoti urbani. Ciò che l’amministrazione comunale intenderà fare nell’area dell’ex Mercato di Corso Sardegna e della ex Caserma Gavoglio potrebbe andare in questo verso: sono due prove importanti, spartiacque tra passato e futuro della città. Se questo cambio di passo sarà portato avanti in modo inclusivo, insieme a tutta la cittadinanza, potrà essere una svolta nell’amministrazione della città e del futuro sviluppo della stessa. Gli elementi per valutare questo possibile cambio di strategia politica sono però ancora troppo pochi per dare un giudizio più completo sulle dichiarazioni della Giunta comunale: attendiamo un prossimo passo e soprattutto un serio dibattito, che tenga in considerazione sia gli aspetti economici che quelli urbanistici, sulle destinazioni d’uso delle aree dismesse della città. “Noi crediamo nel potere illimitato delle forze spirituali: Amore, Verità, Giustizia, Bellezza. Gli uomini, le ideologie, gli Stati che dimenticano una sola di queste forze creatrici non potranno indicare a nessuno il cammino della Civiltà“. (tratto da il mondo che nasce di Adriano Olivetti)

Partecipazione e politiche pubbliche nel governo del territorio. Convegno a Firenze

Morisi

Nell’ambito della nostra attività di formazione sulle tematiche legate alla Partecipazione dei cittadini nel governo del territorio e delle attività del Gruppo di Lavoro Partecipazione del progetto Memorie del Bisagno, la Associazione Amici di Ponte Carrega si è recata nella giornata di venerdì 20 novembre 2015 a Firenze per assistere al convegno della Fondazione Cesifin a Palazzo Incontri. Insieme a noi era presente anche la Associazione Ingegneria Senza Frontiere.Schermata 2015-11-20 a 11.42.49

Il Fatto Quotidiano su Bricoman e Coop Guglielmetti

Cattura
Il Fatto Quotidiano del 20/10/2015

Il Fatto Quotidiano del 20/10/2015

Qui di seguito invece un articolo sempre del 20 ottobre comparso invece su Il Secolo XIX con al centro i dati ISPRA sul consumo di suolo in Liguria e il Piano Caso della Giunta Toti:

http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2015/10/19/ARPMooNG-territorio_consumato_avanzata.shtml

Notte fra il 13 e il 14 settembre 2015

Viabilità a rischio inondazione

La nuova viabilità a Ponte Carrega, la rotonda costruita per accedere al nuovo centro commerciale nelle aree ex-Italcementi.  Tutto qui è nuovo: strada, tombini, caditoie perfettamente pulite, pendenze, tutto appena collaudato.

Eppure nonostante questo è evidente che la viabilità per raggiungere il nuovo centro commerciale è ancora facilmente allagabile. Non è stata una notte facile ma nemmeno eccezionale se raffrontata con il 2011.

Intanto il Rio Torre aspetta da troppi anni i lavori si adeguamento idraulico. Non si può più aspettare oltre, anche questa notte la Piazza stava andando sott’acqua.

(La foto è stata realizzata dalla rete di monitoraggio di LIMET)

Viabilità a rischio inondazione

Aggiungiamo alla foto notturna di LIMET un’altra foto scattata al mattino da un residente, si notano cumuli di fango lungo la nuova viabilità del centro commerciale. Perché in quel punto si sono accumulati quantitativi significativi fango? Da dove viene questo materiale? Perché una strada appena finita di costruire, dichiarata sicura, presenta segni così evidenti di ruscellamento?

Vedi anche il nostro precedente post: < qui >

Fango

Contrariamente a quanto indicato da alcuni giornali, queste foto non significano che sia esondato il Rio Mermi a valle del nuovo centro commerciale, su questo in tal senso non ci sono testimonianze. Quanto è avvenuto è comunque un indicatore importante perché a fronte di imponenti opere di mitigazione spesi in oneri di urbanizzazione, si è concesso di costruire tre volte l’edificato precedente e si sono realizzate nuove strade che permettendo ora di frequentare nuovamente luoghi da tempo abbandonati e che forse dovevano rimanere tali una volta bonificati. Evidentemente, nonostante tutte le opere realizzate, queste zone continuano ad essere in qualche modo allagabili o comunque investite da gravi fenomeni di ruscellamento proprio per la loro delicata collocazione di fondovalle. Nonostante i lavori siano stati eseguiti e collaudati a regola d’arte meno di un anno fa, qualcosa non ha funzionato.

Rai Report a Ponte Carrega

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La trasmissione condotta da Milena Gabanelli ha fatto tappa a Genova per un servizio sul dissesto idrogeologico. La troupe ha sostato anche a Ponte Carrega dove si è parlato di cementificazione e dove si è svolta l’intervista al professor Rosso del Politecnico di Milano (nella foto in basso). Tra i temi affrontati quello della costruzione dei centri commerciali, del restringimento della sponda destra del Bisagno e dello scolmatore della Sciorba. Tra gli interventi, oltre a quello della Associazione Amici di Ponte Carrega,  citiamo anche quello del professor Brancucci dell’Università di Genova sullo stato dei versanti e della manutenzione dei fiumi del bacino del Bisagno.
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