SINDACO PERCHÉ VUOLE CAMBIARE? (La Repubblica 09/01/2021)

“Entro fine febbraio vogliamo concludere per migliorare l’efficienza, cioè avere il massimo risultato al minimo costo, e l’efficacia, che è il risultato percepito dai cittadini. È fondamentale ridefinire il rapporto e il ruolo Comune-Municipio, lavorare sul meccanismo di ripartizione di compiti, funzioni e risorse, e sul processo della costruzione delle decisioni politiche e amministrative.”

Lo stesso sindaco dichiara “Più fondi per le manutenzioni ma voglio municipi più efficienti

In cosa consistono l’efficacia e l’efficienza proclamate dal sindaco Marco Bucci, che preferisce definirsi manager più che politico? E qual è la percezione dei cittadini? Come si costruisce quella percezione che può portare effettivamente a un processo di costruzione delle decisioni pubbliche e amministrative?

La gestione di una città, specie una città complessa come Genova, richiede sicuramente un’organizzazione sistemica e funzionale a garantire una risposta efficace ed efficiente alle sue esigenze. La città è però anche comunità, cioè insieme di persone che condividono relazioni di molteplice natura, e che vivono un territorio vasto e diversificato. Ciascun cittadino vive il proprio contesto quotidiano, ha rapporti con il proprio quartiere, con il vicinato e con il contesto ambientale (anche se sempre più raramente) in cui è inserito. In questa rete di relazioni le persone maturano aspirazioni, desideri, frustrazioni, consapevolezza di sé e degli altri, più in generale, vivono. Ecco perché la Città è qualcosa di estremamente complesso. L’insieme delle persone e delle relazioni che si formano tra di esse danno vita ai quartieri, che in una città come Genova sappiamo essere molto diversi tra loro. I quartieri vengono poi a formare i Municipi, fino ad arrivare alla città tutta, che non è quindi un’entità a sé il cui governo possa essere definito in un unico palazzo. È invece l’insieme di percorsi locali, che dovrebbero essere chiamati a incontrarsi tra loro in modo da costruire una progettazione collettiva.

Il problema del decentramento, quindi, non è da trattare con canoni di efficienza puramente economica. L’obiettivo deve essere quello di promuovere esperienze di appartenenza consapevole tra territori, che è politico, prima che gestionale. La città va quindi ripensata come relazione di soggetti particolari con lo scopo di rendere possibile a tutti i livelli la partecipazione alla progettazione collettiva in cui collocare il proprio “specifico particolare”, assieme a quello degli altri, capendo cosa si sacrifica, perché e per cosa, con quali prospettive, in ragione di quali vincoli e opportunità. Se l’obiettivo è questo, la complessità non è più un ostacolo alla realizzazione efficiente dell’obiettivo, anzi. Riconoscere la complessità delle relazioni e delle particolarità descritte sopra, è il primo passo per instaurare un processo di costruzione delle decisioni pubbliche e amministrative, così come dichiarato dal sindaco Bucci. Ridurre “il risultato percepito dai cittadini” a una mera realizzazione efficiente di un operato (riparare una buca?) non va nella direzione di una percezione consapevole del ruolo che i cittadini possono avere nell’affermare il proprio percorso in relazione a quello di altre parti della città, ma si ridurrebbero, i cittadini, ad osservatori plaudenti di un operato deciso altrove.

Sulla base di cosa, quindi, i Municipi non sono definibili efficienti ed efficaci per il sindaco Bucci? Se i Municipi sono ridotti a esecutori amministrativi di quanto stabilito altrove, allora sicuramente la soluzione più efficace è di minimizzarne il ruolo politico. Se l’obiettivo è invece quello di garantire l’incontro con le territorialità da parte dell’amministrazione comunale, per recepirle e riportarle nella gestione della città tutta, allora non si può valutare l’efficienza dei Municipi sui canoni proposti dal nostro sindaco.

Nel Municipio IV Media Val Bisagno sono molti gli esempi di partecipazione attiva da parte di cittadini e associazioni, spesso legati al Municipio da patti di collaborazione, per la cura del verde e del quartiere in genere (pulizia del Bisagno, cura dell’acquedotto storico, recupero di terreni abbandonati per la realizzazione di orti sociali/comunitari). Quale consapevolezza esiste a livello comunale di questi percorsi? Percorsi che non sono di semplice cura del territorio, ma di costruzione di consapevolezza e relazioni. L’ultimo esempio di questo tipo di percorsi riguarda il progetto della “Spesa sospesa”, iniziato con la deliberazione di Giunta Municipale 10 del 10.04.2020. In collaborazione col Municipio e le ATS è stata costruita, in aiuto alle famiglie in forte difficoltà, una rete per la fornitura di beni di prima necessità e supporto all’accesso a fondi di sostegno. Ci ha sorpresi ricevere, ancora lo scorso novembre da parte del centro volontariato del Comune, una richiesta di volontari per il supporto a persone vulnerabili con oggetto: “riattivazione del servizio #TIFACCIOLASPESA”. Lo stupore viene dal fatto che il progetto “Spesa sospesa” non si è mai fermato da aprile scorso. Al contrario, le famiglie che ne usufruiscono continuano a crescere, segnalate anche dalle ATS, e sempre grazie a cittadini cha hanno deciso di regalare il proprio tempo per rispondere ai bisogni delle persone che vivono il territorio. Nuovamente ci chiediamo quale consapevolezza esista di questo percorso a livello comunale. È davvero la soluzione più efficace quella di reclutare volontari a livello centrale senza avere conoscenza dei percorsi già esistenti sui territori?

La valutazione di efficacia ed efficienza di un processo devono quindi essere ridefiniti rispetto all’obiettivo che si vuole perseguire, senza dimenticare che il processo stesso dovrebbe costituire parte dell’obiettivo da raggiungere. La costruzione di consapevolezza nei cittadini, che è il nostro primo obiettivo, passa attraverso la presa di coscienza della complessità dei territori da parte di più persone possibili. La soluzione non può essere, quindi, quella di smantellare luoghi in cui coltivare consapevolezza e partecipazione per fornire risposte veloci in nome dell’efficienza. Piuttosto è doveroso inserire risposte efficaci nella complessità che è propria di quei territori, in modo che i cittadini non siano, appunto, spettatori plaudenti, ma attori consapevoli.