Lancio della «Città in fiore» verde ed ecologica, sarà una città innanzitutto sana, gradevole, il più possibile in armonia con l’ambiente, il territorio e la natura.

Mantenere la città bella e sempre più vivibile deriva non solo dalle regole bensì anche dalla capacità di progettisti e dalle aspirazioni dei cittadini.

Vi sarà una forte azione sulla risoluzione delle problematiche e nel contempo la valorizzazione delle Vallate.

L’enorme potenziale delle Vallate genovesi deve essere valorizzato a partire dal patrimonio paesaggistico, di cultura legata alle tradizioni rurali e architettonica di edifici storici.

Sono le visioni di una città meravigliosa, quelle del Sindaco Marco Bucci, sono parte del suo programma elettorale 2017, affermazioni ancora disponibili sul sito istituzionale del Comune di Genova.

Il deserto dei tartari film 1972: Philippe Noiret nel ruolo del generale.

Sono passati tre anni e mezzo dall’inizio del suo mandato, era il lontano 27 giugno 2017 quando Bucci succedette a Marco Doria.

Un inizio promettente perché il sindaco rappresentava il vento del cambiamento. Una città senza dubbio stanca e in difficoltà per mille ragioni e che non poteva resistere a una narrazione così seducente. Era la seduzione di un genovese venuto da lontano, “l’americano”, il manager dei prodigi con esperienze internazionali che ora si concedeva al servizio della città, nessuno poteva competere con lui, era la persona giusta che avrebbe sollevato le sorti di questa città, con lui Genova sarebbe diventata prima nel mediterraneo come al tempo dei dogi. Una illusione che il sindaco sa vendere bene, arriva a chiedere anche gli arretrati alla Regina d’Inghilterra perché “Sono secoli che non ci pagano l’affitto della bandiera”.

Una città meravigliosa che il 14 agosto 2018 con il crollo del Ponte Morandi si scontra con la realtà di una città che cade letteralmente a pezzi, senza una rete di trasporto pubblica efficiente, il lavoro che manca, la città che si spopola e diventa sempre più vecchia. Per fortuna c’è lui, il commissario straordinario che trasformerà questa tragedia nell’icona del buon fare, oltre alla costruzione del ponte viene messa in scena una colossale passerella con tanto di frecce tricolore, governatori, ministri, archi-star. Non importa quanto costerà, si inaugura un pilone alla volta, a ogni impalcato che viene posato c’è una bandiera, si realizzano conferenze e si convince che un ponte come questo non lo sa fare nessuno, all’inaugurazione splende perfino l’arcobaleno come nelle favole, le favole che si realizzano in diretta tv.

Che sindaco il super sindaco, non abbiamo mai avuto un sindaco come questo, grande sindaco, finalmente la politica del fare, ogni città se lo sogna un sindaco così: sono i commenti più comuni sui social network. Infatti Lui riceve i cittadini a colazione, in un bar, in un semplice bar! Ma a cosa servono gli assessori, le commissioni, i percorsi partecipativi, i consiglieri, i presidenti di municipio, se poi puoi incontrare il tuo amico sindaco al bar? Genova come un buon condominio dove ti metti d’accordo con una semplice stretta di mano e tutto si risolve. Il sindaco ti ascolta e lo fa davanti alle telecamere, come ormai si fa da anni, ma lui sicuramente lo sa fare meglio. E’ il modello Genova, un modello da prendere come esempio per l’Italia e perché no, anche per l’Europa, il modello dei commissari straordinari che operano in deroga a quasi tutto

Genova è una città meravigliosa tanto che al posto dei tram “ci sarà qualcosa di più bello” – dice – “che va su ferro, su acciaio, per aria, questo sarà il destino della Val Bisango, lo chiameranno skytram, una sopraelevata alta dieci metri lungo tutto il fiume fino a Molassana, ma per Prato ci vorrà ancora pazienza. Qualcuno dice che i piloni non saranno nulla di impattante perché si metteranno nei marciapiedi. La Valbisagno come Dubai, Tokyo, perché è difficile trovare esempi nostrani su queste scelte. Molassana come Manhattan e nessuno lo può mette in discussione. A sortire con queste scelte c’è il Prof. Musso, il direttore del centro di Eccellenza sulla Logistica Trasporti e Infrastrutture dell’Università di Genova.

Di fronte a tanta scienza, ai comuni mortali, non resta nemmeno l’opzione del dubbio. Solo qualche “Saggio” si dimette, ma sono casi rari, sicuramente è gente che non ha capito la visione, non è entrato nel sogno, non si è stupito a sufficienza.

Qualcuno chiede dettagli dell’opera, ma è come ricercare il santo Gral, si presenta l’opera con le animazioni, come nei cartoni animati, meglio del video dei Simpson. C’è qualcosa che ci sfugge, ma come sono le stazioni? Ma ci saranno gli ascensori, le scale mobili? Ma questi dettagli nei sogni non ci sono, perché se ci pensi, quando ti svegli ti viene il mal di testa a pensare al costo della manutenzione.

Intanto sotto i piloni di questo ponte qualcosa si muove, non c’è l’umido e l’ombra, ma ci sarà un grande parco, il più grande del ponente e tutti vorranno andare ad abitare al Campasso, anche se il mercato immobiliare ancora non se ne è accorto e segna un -8,3% nelle compravendite, a livello nazionale nessuna città è riuscita a fare meglio.

Genova come Copenagen così dice Forbis, un modello per le città del futuro. Genova scala 26 posizioni in un anno nella qualità della vita, lo dice il Sole 24h.  Questo è in sintesi il sogno che diventa realtà. La capacità di far vedere quello che non c’è ma che ci sarà. In fondo è come la magia del Natale, l’attesa è meglio del regalo, perché quando apri quel pacco ti accorgi di cosa c’è dentro.

Nella Genova che verrà, mentre il sogno si realizza, si sanziona un clochard: 200 euro di multa, lo ha denunciato il San Marcellino, succedeva alle 22.00 del 4 luglio 2019, in piazza Piccapietra, in virtù dell’articolo 28 del comma 1 del regolamento di Polizia Urbana. Evidentemente quel poveraccio non sapeva nulla del nuovo corso, di quella “sharing economy” per la totalità dei suoi cittadini, “un Comune in tasca“, accessibile a tutti i soggetti interessati, perché tutto sarà online fruibile da ogni dispositivo digitale, sarà perfino potenziato il WIFI.

Il deserto dei tartari film 1972 – scena dentro il forte

In questa versione della Genova smart al sapore di gomma, succede anche questo, perché l’ingiustizia sociale non è una bestemmia, è una colpa da sanzionare, una situazione da coprire, da nascondere, perché non ci sia il dubbio: con questa Giunta la nostra città è migliore.

Intanto Via della Maddalena sprofonda nello spaccio, la prostituzione dilaga come e più di prima, lo dicono i suoi abitanti, le associazioni il 17 novembre 2020, protestano davanti al municipio perché “Il degrado non si ferma a colpi di hashtag

Ma in fondo nella Genova al pesto e checiap, dei “percorsi turistici in pillole”, dei “port days, dei Master plan, dei flussi “in and out“, dalla “e-­‐Government, del “low-­‐cost, fly & cruise“, del “Waterfront“, “Blue Print“, “HiTech“, del “Great Campus“, sono passati solo tre anni e mezzo, ma sembrano sei, dodici, non eravamo abituati a tutto questo cambiamento, e come in letteratura nel deserto dei tartari:

Si sente che qualche cosa è cambiato, il sole non sembra più immobile ma si sposta rapidamente, ahimè, non si fa tempo a fissarlo che già precipita verso il confine dell’orizzonte, ci si accorge che le nubi non ristagnano più nei golfi azzurri del cielo ma fuggono accavallandosi l’una sull’altra, tanto è il loro affanno.

 

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