Ogni quartiere che si rispetti ha il suo fiore all’occhiello, un luogo che vive nel cuore della gente, un posto dove abbiamo lasciato una parte di noi. Il luogo del cuore di Molassana è il Cinema Teatro Nazionale. Costruito nel 1937 nella località Olmo per volontà della famiglia Finello e progettato dall’Ing. Ravera, in origine fu denominato “Savoia” ed è stato  il primo cinema a nascere nella vallata, seguirono poi il piccolo ”Esperia” in Lungo Bisagno Dalmazia e la ”Perla” in via Piacenza che possedeva addirittura una sala all’aperto. Con la sua facciata monumentale arricchita da pregiate balaustre e modanature, si presentava come un grande salotto della Genova “bene”, per poi diventare col tempo il centro di ritrovo dei più giovani che qui passavano interi pomeriggi con amici. Il suo interno presenta un seminterrato adibito a deposito, un piano terra con foyer per ospitare gli spettatori durante i tempi morti, la suggestiva sala con platea, comodi seggiolini in legno seppur scricchiolanti e ovviamente lui: il palcoscenico. Successivamente al piano superiore fu realizzata una palestra e la sede “Opera Nazionale Balilla”. Ma come tutte le belle storie,  ha anche una fine. E quella del Cinema Teatro Nazione porta la data degli anni ’70, quando si era deciso di chiuderlo provvisoriamente. Il cinema però non è mai stato riaperto e versa in condizioni precarie, vedendolo protagonista pochi anni fa di un grave  incendio sviluppatosi al suo interno a causa di abusivi, che contribuiscono ad aggravare la situazione. Una ferita aperta per la comunità di Molassana: all’epoca non c’erano molti divertimenti in zona, i bambini giocavano nel greto del Bisagno e i ragazzini più grandi andavano a vedere giocare il Molassana, finché non è nata questa grande scatola magica che ancora ricorda i bei tempi dei varietà, l’appuntamento delle ore 21.00 in cui veniva  trasmesso “Lascia e raddoppia” con Mike Bongiorno e le locandine dei prossimi film western in uscita appese fuori. Chissà quanta gente ricorda i signori Finello arrivare con la propria automobile per aprire la saracinesca, la puzza di fumo che si attaccava ai vestiti  quando ancora si poteva fumare, le indimenticabili caramelle di Pippo che non si scioglievano mai e la simpatia dell’operatore Dario. Chissà quanti ragazzi qui hanno portato la fanciulla di cui erano innamorati per poterla abbracciare furtivamente. Chissà quanti amori sono nati con un semplice biglietto da 50 lire. Chissà quanti figli di queste coppie oggi sono costretti a passare d’avanti a questo edificio ormai vuoto e dalla facciata triste. Una ferita aperta che urla: la gente di Molassana non ci sta a vedere chiuso il proprio Cinema e ne chiede prepotentemente la riqualificazione. Ma la situazione non è delle più rosee, infatti, un lascito testamentario ne blocca la cessione e i proprietari non sono intenzionati a vendere al Comune per continui mancati accordi.  Probabilmente non riavremo più il cinema, ma sarebbe bello che questi locali un giorno ritornassero a vivere e che la luce possa nuovamente filtrare dalle finestre sigillate da fin troppo tempo.

Articolo scritto da Paolo Congiu, fotografo e appassionato di Genova. Co-autore del libro “La Valpolcevera – Nuova Editrice Genovese.”

L’articolo è tratto dal numero di Pasqua 2016 del bimestrale della Polisportiva Alta Val Bisagno “Noi in 20 Pagine”, rubrica “C’era una Volta” a cura degli Amici di Ponte Carrega.

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