Sul sito di Technital, la società che ha progettato in associazione con gli studi idraulici Galli, Maione e Sogreah, lo scolmatore della Sciorba approvato nel 2008, è riportato il prezzo, aggiornato, della realizzazione dello scolmatore del Bisagno, che capterebbe le acque del Bisagno dalla Sciorba e che capterebbe anche i rii Fereggiano, Rovare e Noce. Il costo dell’opera si aggirerebbe intorno ai 153M€ e non 250M€ come sostenuto da molti.

SB

Il costo complessivo di 250M€ è riferito al costo suggerito dopo il passaggio al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici con l’aggiunta di  altre opere indispensabili da svolgere sui versanti della vallata e non solo. Provincia:  PROVINCIA: PRIMO SI ALLO SCOLMATORE DEL BISAGNO DAL CONSIGLIO DEI LAVORI PUBBLICI

L’attuale amministrazione ha proposto e sostiene un progetto in variante rispetto a quello presentato nel 2007, tale progetto prevede la realizzazione di due gallerie: una dal diametro di 5,2m (chiamato primo lotto) prolungamento dei 900m dell’esistente galleria mai terminata nel 92, che sarà dedicata solo al Fereggiano, Rovere, Noce, e un’ altra galleria dal diametro 8,8m (secondo lotto) con esecuzione non ancora programmata, dedicata esclusivamente al solo Bisagno.

Il progetto iniziale del 2007 prevedeva che tutti i torrenti fossero intercettati e convogliati verso la nuova galleria da 9,5m di diametro. La vecchia galleria da 5,2m ferma a 900m, nel progetto avrebbe perso le sue funzioni idrauliche per diventare solo una galleria di servizio.

Se dunque il costo del grande scolmatore del Bisagno è quello indicato dalla società di progettazione, bisognerebbe valutare bene l’opportunità di spenderne 60M€ per il solo scolmatore del Fereggiano, Rovare e Noce, a maggior ragione dopo le criticità evidenziate dal parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (https://www.amicidipontecarrega.it/?p=3219).

Nel parere si evidenzia come lo scolmatore del Fereggiano risulti essere uno scolmatore a sé rispetto allo scolmatore del Bisagno e non influisce sulla piena del Bisagno stesso. Questa nota deriva da un principio di idraulica per il quale le piene di tutti gli affluenti di un fiume non sono mai contemporanee e le portate di piena complessive non sono la somma delle singole piene degli affluenti. Dicendo questo, perde efficacia e senso uno degli argomenti che ci vengono spesso ripetuti in questi giorni e cioè che se “togliamo acqua al Fereggiano” il Bisagno non esonderebbe. 

La portata di piena è proporzionale alla superficie drenata del bacino di riferimento.

La realizzazione del primo lotto costerà circa il 34% del costo complessivo del grande scolmatore, ma funzionerà solo su un bacino di riferimento di soli 4 kmq di superficie drenata. Solo nel restante lotto verranno risolti i problemi del Bisagno per un bacino molto più importante di 93 kmq di superficie drenata.

Quindi al termine dei lavori del primo lotto, intorno al 2020, nonostante la spesa di 60M€ non saranno risolti i problemi dell’esondazione del Bisagno.

Inoltre la variante proposta prevede una riduzione del diametro della seconda galleria, quella prevista nel secondo lotto, da 9,5a 8,8m di diametro. Questo scelta è una contraddizione, perché continuare la galleria esistente dal diametro di 5,2m per 3,5 km quando per risolvere il problema si dovrà comunque prevedere una nuova galleria dal diametro di 8,8m? Tanto vale fare da subito una nuova galleria dal diametro di 9,5m come inizialmente previsto nel progetto del 2007, considerato che la riduzione del diametro va comunque a influire sulla possibilità di scolmare meglio anche il Bisagno.

La variante quindi è motivata esclusivamente per ragioni di mancanza di fondi. Al posto di reperirli, chiedendo con forza aiuto al governo centrale come autentica emergenza, si propina una sorta di “tappullo”, una via di mezzo che, se terminata nei due lotti funzionali, sarà comunque meno efficiente  di quella inizialmente prevista nel 2007.

L’opera idraulica, in una situazione così compromessa, è quindi una opera su cui investire ma bisogna valutarla molto bene, con l’aiuto dei tecnici e dei cittadini che propongono soluzioni, anche attraverso la destinazione di una delle tasse di scopo che già paghiamo verso il problema del dissesto (proposta del prof. Rosso), o attraverso un referendum (proposta da Wwf e Italia Nostra).

Le soluzioni alternative prese in considerazione da sole non sarebbero comunque sufficienti: la laminazione e le briglie, pur presenti nel Piano di Bacino e che andrebbero realizzate, non sarebbero, numeri alla mano, sufficienti per trattenere la quantità in eccesso di acqua e fango. Italia Nostra calcola che servirebbero almeno 6milioni di metri quadrati di aree libere da costruzioni e permeabili lungo il percorso del Bisagno: al massimo si potrebbe arrivare a un solo milione di metri quadrati, con costi molto alti dovuti a demolizione e delocalizzazione di edifici e quartieri.

Dobbiamo anche essere consapevoli che l’opera idraulica non potrà risolvere da sola la situazione dato che rimarrebbe comunque ugualmente compromessa la situazione critica degli affluenti del Bisagno (Veilino, Geirato, Mermi etc.) e dei versanti, su cui bisogna necessariamente investire per evitare la fine della nostra città. Non inventiamo nulla di nuovo: è tutto scritto sul Piano di Bacino e sui pareri del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. La nostra situazione è molto grave, paragonabile a quella di coloro che vivono nei pressi del Vesuvio. Viviamo in una situazione compromessa da decenni di scelte e politiche che oggi si rivelano non oculate e azzardate, sicuramente superate. La crisi economica acuisce questo stato di gravità e ci fa dire che è necessaria soprattutto l’azione dei cittadini per evitare, letteralmente, la fine di Genova, metamorfosi della fine della nostra economia e della nostra classe dirigenziale rimasta ferma ad un mondo ormai sorpassato.

Si ringrazia Alessandro Ravera per la segnalazione del sito di Technital e la sezione genovese di Italia Nostra