Oggi saranno in tanti, nelle piazze genovesi e nelle piazze italiane che commemoreranno la Resistenza e in tanti parleranno dei partigiani, delle loro imprese e del loro eroismo. Molti si riempiranno la bocca di tante belle parole e di discorsi retorici e magnificenti, incensando se stessi e le proprie parole per dare sacralità a un rito che si ripete ogni anno e che per molti è diventato mera tradizione, un appuntamento per ridare vigore ad uno spirito sopito e standardizzato.

Saranno tanti i discorsi e le parole al vento.

Ma sono in pochi coloro che oggi potrebbero parlare per dare forza alla sacralità della giornata e al ricordo della Resistenza; solo in pochi avrebbero il peso morale di elevare questo giorno da ricorrenza rituale a Viva parola.

Non sono gli “yes man” di partito;

Non sono i faccendieri, i parolieri e le primedonne;

Non sono i collusi, i mafiosi e i portatori di interessi particolari;

Non sono i compagni imprenditori o i compagni costruttori;

Non sono i compagni che sostengono la precarietà o le privatizzazioni;

Non sono coloro che fanno finta di niente, che si girano dall’altra parte e fanno finta che tutto vada bene.

Non possono essere costoro i soggetti che oggi si riempiranno la bocca di “Resistenza e 25 Aprile” perchè incarnano ciò che i Pertini e i partigiani della prima ora cominciarono a combattere con carcere e confino fin dagli anni ’20 con i reati di opinione e poi tanti altri dal 1943 in poi con le armi.

Ieri, questi soggetti sarebbero stati il potere, l’arroganza e il sopruso. Lo “yes man” sarebbe stata una camicia nera, allineata con la maggioranza, come un bravo soldatino.

Oggi, come ieri, Resistenza significa combattere i Fascismi, con le armi della critica e della parola, consapevoli di essere dalla parte giusta e forti del giudizio della Storia.